Prudens haec mulier Metis die XXV mensis Augusti anno MDCCCXVII divite
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il Segretario, l'Arcivescovo Agostino Marchetto, Mons. Sotto-Segretario, gli
Officiali e gli Esperti, i Membri e i Consultori. Rivolgo a tutti un cordiale
pensiero di gratitudine per il lavoro compiuto e per l'impegno profuso a
concretizzare quanto discusso e intravisto in questi giorni per il bene di tutte
le famiglie.
Durante la recente visita negli Stati Uniti d'America, ho avuto modo di
incoraggiare quel grande Paese a continuare nel suo impegno di accoglienza
verso quei fratelli e sorelle che lı̀ giungono venendo, in genere, da Paesi
poveri. Ho segnalato in particolare il grave problema del ricongiungimento
familiare, tema che avevo già affrontato nel Messaggio per la 93ª Giornata
Mondiale del Migrante e del Rifugiato, dedicato proprio al tema della fami-
glia migrante. Mi è qui caro ricordare che in più circostanze ho presentato
l'icona della Sacra Famiglia come modello delle famiglie migranti, riferendo-
mi all'immagine proposta dal mio venerato Predecessore, il Papa Pio XII,
nella Costituzione apostolica Exsul Familia, che costituisce la « magna char-
ta » della pastorale migratoria.1 Inoltre, nei Messaggi degli anni 1980, 1986 e
1993, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II ha inteso sottolineare
l'impegno ecclesiale a favore non solo della persona migrante, ma anche della
sua famiglia, comunità d'amore e fattore di integrazione.
Innanzitutto mi piace riaffermare che la sollecitudine della Chiesa verso la
famiglia migrante nulla toglie all'interesse pastorale per quella in mobilità.
Anzi, questo impegno a mantenere un'unità di visione e di azione fra le due
« ali » (migrazione e itineranza) della mobilità umana può aiutare a compren-
dere la vastità del fenomeno ed essere, al tempo stesso, di stimolo a tutti per
una specifica pastorale, incoraggiata dai Sommi Pontefici e auspicata dal
Concilio Ecumenico Vaticano II 2 e adeguatamente sostenuta da documenti
elaborati dal vostro Pontificio Consiglio, come anche da Congressi e Riunioni.
Non bisogna dimenticare che la famiglia, anche quella migrante e itinerante,
costituisce la cellula originaria della società, da non distruggere, ma da di-
fendere con coraggio e pazienza. Essa rappresenta la comunità nella quale fin
dall'infanzia si è formati ad adorare e amare Dio, apprendendo la grammatica
dei valori umani e morali e imparando a fare buon uso della libertà nella
verità. Purtroppo in non poche situazioni questo avviene con difficoltà, spe-
cialmente nel caso di chi è investito dal fenomeno della mobilità umana.
1 Cfr AAS 44, 1952, p. 649. 2 Cfr Christus Dominus, 18.