Prudens haec mulier Metis die XXV mensis Augusti anno MDCCCXVII divite
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incrementare la disponibilità del cibo valorizzando l'industriosità dei piccoli
agricoltori e garantendone l'accesso al mercato. L'aumento globale della pro-
duzione agricola potrà, tuttavia, essere efficace, solo se sarà accompagnato
dall'effettiva distribuzione di tale produzione e se essa sarà destinata prima-
riamente alla soddisfazione dei bisogni essenziali. Si tratta di un cammino
certamente non facile, ma che consentirebbe, fra l'altro, di riscoprire il valore
della famiglia rurale: essa non si limita a preservare la trasmissione, dai
genitori ai figli, dei sistemi di coltivazione, di conservazione e di distribuzione
degli alimenti, ma è soprattutto un modello di vita, di educazione, di cultura
e di religiosità. Inoltre, sotto il profilo economico, assicura un'attenzione
efficace ed amorevole ai più deboli e, in forza del principio di sussidiarietà,
può assumere un ruolo diretto nella catena di distribuzione e di commercia-
lizzazione dei prodotti agricoli destinati all'alimentazione, riducendo i costi
dell'intermediazione e favorendo la produzione su piccola scala.
Signore e Signori,
Le difficoltà odierne mostrano come le moderne tecnologie, da sole, non
siano sufficienti per sopperire alla carenza alimentare, come non lo sono i
calcoli statistici e, nelle situazioni di emergenza, l'invio di aiuti alimentari.
Tutto ciò certamente ha grande rilievo, tuttavia deve essere completato ed
orientato da un'azione politica che, ispirata a quei principi della legge natu-
rale che sono iscritti nel cuore degli uomini, protegga la dignità della persona.
In tal modo, anche l'ordine della creazione viene rispettato e si ha « come
criterio orientatore il bene di tutti ».5 Solo la tutela della persona, dunque,
consente di combattere la causa principale della fame, cioè quella chiusura
dell'essere umano nei confronti dei propri simili che dissolve la solidarietà,
giustifica i modelli di vita consumistici e disgrega il tessuto sociale, preser-
vando, se non addirittura approfondendo, il solco di ingiusti equilibri e tra-
scurando le più profonde esigenze del bene.6 Se, pertanto, il rispetto della
dignità umana fosse fatto valere sul tavolo del negoziato, delle decisioni e
della loro attuazione, si potrebbero superare ostacoli altrimenti insormonta-
bili e si eliminerebbe, o almeno diminuirebbe, il disinteresse per il bene altrui.
Di conseguenza, sarebbe possibile adottare provvedimenti coraggiosi, che non
si arrendano di fronte alla fame ed alla malnutrizione, come se si trattasse
5 Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2008, n. 7. 6 Cfr Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 28.