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persona umana, alla sua vita e alla sua capacità di amare. Sono l'espressione
della fiducia costante che, nonostante le loro debolezze, gli esseri umani sono
in grado di corrispondere alla altissima vocazione per cui sono stati creati:
quella di amare.
In quella stessa occasione, Giovanni Paolo II proseguiva: « Bisogna tra-
smettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio
il mondo troverà la pace ». Si innesta qui il grande compito dei discepoli del
Signore Gesù, che si trovano compagni di cammino con tanti fratelli, uomini e
donne di buona volontà. Il loro programma, il programma del buon samari-
tano, è « un cuore che vede. Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e
agisce in modo conseguente ».2 In questi giorni di riflessione e di dialogo vi
siete chinati sulle vittime colpite dalle ferite del divorzio e dell'aborto. Avete
innanzitutto constatato le sofferenze, talvolta traumatiche, che colpiscono i
cosiddetti « figli del divorzio », segnando la loro vita fino a renderne molto più
difficile il cammino. È infatti inevitabile che quando si spezza il patto coniu-
gale ne soffrano soprattutto i figli, che sono il segno vivente della sua indis-
solubilità. L'attenzione solidale e pastorale dovrà quindi mirare a far sı̀ che i
figli non siano vittime innocenti dei conflitti tra i genitori che divorziano, che
sia per quanto possibile assicurata la continuità del legame con i loro genitori
ed anche quel rapporto con le proprie origini familiari e sociali che è indi-
spensabile per una equilibrata crescita psicologica e umana.
Avete anche volto la vostra attenzione al dramma dell'aborto procurato,
che lascia segni profondi, talvolta indelebili nella donna che lo compie e nelle
persone che la circondano, e che produce conseguenze devastanti sulla fami-
glia e sulla società, anche per la mentalità materialistica di disprezzo della
vita, che favorisce. Quante egoistiche complicità stanno spesso alla radice di
una decisione sofferta che tante donne hanno dovute affrontare da sole e di
cui portano nell'animo una ferita non ancora rimarginata! Benché quanto
compiuto rimanga una grave ingiustizia e non sia in sé rimediabile, faccio mia
l'esortazione rivolta, nell'Enciclica Evangelium vitae, alle donne che hanno
fatto ricorso all'aborto: «Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non
abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è veri-
ficato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l'avete fatto, apritevi
con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta
2 Enc. Deus caritas est, 31.