ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Diarium Romanae Curiae 359

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portano spesso traumi e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie.

Esse colpiscono anche vittime innocenti: il bambino appena concepito e non

ancora nato, i figli coinvolti nella rottura dei legami familiari. In tutti lascia-

no ferite che segnano la vita indelebilmente. Il giudizio etico della Chiesa a

riguardo del divorzio e dell'aborto procurato è chiaro e a tutti noto: si tratta

di colpe gravi che, in misura diversa e fatta salva la valutazione delle respon-

sabilità soggettive, ledono la dignità della persona umana, implicano una

profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offendono Dio stesso,

garante del patto coniugale ed autore della vita. E tuttavia la Chiesa, sul-

l'esempio del suo Divino Maestro, ha sempre di fronte le persone concrete,

soprattutto quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie e

dei peccati, ed anche quegli altri uomini e donne, che avendo compiuto tali

atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la pace

e la possibilità di una ripresa.

A queste persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e

delicatezza, con premura e attenzione materna, per annunciare la vicinanza

misericordiosa di Dio in Gesù Cristo. È lui infatti, come insegnano i Padri, il

vero Buon Samaritano, che si è fatto nostro prossimo, che versa l'olio e il vino

sulle nostre piaghe e che ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci fa

curare, affidandoci ai suoi ministri e pagando di persona in anticipo per la

nostra guarigione. Sı̀, il vangelo dell'amore e della vita è anche sempre vangelo

della misericordia, che si rivolge all'uomo concreto e peccatore che noi siamo,

per risollevarlo da qualsiasi caduta, per ristabilirlo da qualsiasi ferita. Il mio

amato predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, di cui abbiamo appena

celebrato il terzo anniversario della morte, inaugurando il nuovo santuario

della Divina Misericordia a Cracovia ebbe a dire: «Non esiste per l'uomo altra

fonte di speranza, al di fuori della misericordia di Dio » (17 agosto 2002). A

partire da questa misericordia la Chiesa coltiva un'indomabile fiducia nel-

l'uomo e nella sua capacità di riprendersi. Essa sa che, con l'aiuto della

grazia, la libertà umana è capace del dono di sé definitivo e fedele, che rende

possibile il matrimonio di un uomo e una donna come patto indissolubile, che

la libertà umana anche nelle circostanze più difficili è capace di straordinari

gesti di sacrificio e di solidarietà per accogliere la vita di un nuovo essere

umano. Cosı̀ si può vedere che i « no » che la Chiesa pronuncia nelle sue

indicazioni morali e sui quali talvolta si ferma in modo unilaterale l'attenzio-

ne dell'opinione pubblica, sono in realtà dei grandi « sı̀ » alla dignità della