ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 353

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale354

 Acta Benedicti Pp. XVI 355

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale356

 Congregatio pro Episcopis 357

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale358

 Diarium Romanae Curiae 359

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale360

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale280

Fino a quando sarà presente il rischio di un'offesa, l'armamento degli

Stati si renderà necessario per ragioni di legittima difesa, che è un diritto

da annoverare tra quelli inalienabili degli Stati, essendo anche connesso al

dovere degli stessi Stati di difendere la sicurezza e la pace dei popoli. Tutta-

via, non appare lecito qualsiasi livello di armamento, perché « ogni Stato può

possedere unicamente le armi necessarie per assicurare la propria legittima

difesa ».6 Il mancato rispetto di questo « principio di sufficienza » conduce al

paradosso per cui gli Stati minacciano la vita e la pace dei popoli che inten-

dono difendere e gli armamenti, da garanzia della pace, rischiano di divenire

una tragica preparazione della guerra.

Esiste poi una stretta relazione tra disarmo e sviluppo. Le ingenti risorse

materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti vengono

di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più

poveri e bisognosi di aiuto. E questo va contro quanto afferma la stessa Carta

delle Nazioni Unite, che impegna la comunità internazionale, e gli Stati in

particolare, a « promuovere lo stabilimento ed il mantenimento della pace e

della sicurezza internazionale col minimo dispendio delle risorse umane ed

economiche mondiali per gli armamenti ».7 In effetti, già Paolo VI nel 1964

chiedeva agli Stati di ridurre la spesa militare per gli armamenti, e di creare,

con le risorse cosı̀ risparmiate, un fondo mondiale da destinare a progetti di

sviluppo delle persone e dei popoli più poveri e bisognosi.8 Quel che però si va

registrando è che la produzione e il commercio delle armi sono in continua

crescita e vanno assumendo un ruolo trainante nell'economia mondiale. Vi è

anzi una tendenza alla sovrapposizione dell'economia civile a quella militare,

come dimostra la continua diffusione di beni e conoscenze ad « uso duale », e

cioè dal possibile duplice uso, civile e militare. Questo rischio è grave nei

settori biologico, chimico e nucleare, nei quali i programmi civili non saranno

mai sicuri senza l'abbandono generale e completo dei programmi militari e

ostili. Rinnovo pertanto l'appello affinché gli Stati riducano la spesa militare

per gli armamenti e prendano in seria considerazione l'idea di creare un fondo

mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei popoli.

6 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Il commercio internazionale delle armi,

Città del Vaticano, 1994, p. 13. 7 Art. 26. 8 Cfr Messaggio al mondo affidato ai giornalisti, 4 dicembre 1964.