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Congregatiopro Gentium Evangelizatione 415
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passato), persino in questi momenti il popolo di Dio è capace di custodire
la gioia, è capace di proteggerti, di abbracciarti, di aiutarti ad aprire il
cuore e ritrovare una gioia rinnovata.
« Gioia custodita » dal gregge e custodita anche da tre sorelle che la
circondano, la proteggono, la difendono: sorella povertà, sorella fedeltà e
sorella obbedienza.
La gioia del sacerdote è una gioia che ha come sorella la povertà. Il
sacerdote è povero di gioia meramente umana: ha rinunciato a tanto! E
poiché è povero, lui, che dà tante cose agli altri, la sua gioia deve chie-
derla al Signore e al popolo fedele di Dio. Non deve procurarsela da sé.
Sappiamo che il nostro popolo è generosissimo nel ringraziare i sacerdoti
per i minimi gesti di benedizione e in modo speciale per i Sacramenti.
Molti, parlando della crisi di identità sacerdotale, non tengono conto che
l'identità presuppone appartenenza. Non c'è identità - e pertanto gioia di
vivere - senza appartenenza attiva e impegnata al popolo fedele di Dio.7
Il sacerdote che pretende di trovare l'identità sacerdotale indagando intro-
spettivamente nella propria interiorità forse non trova altro che segnali che
dicono « uscita »: esci da te stesso, esci in cerca di Dio nell'adorazione, esci
e dai al tuo popolo ciò che ti è stato affidato, e il tuo popolo avrà cura di
farti sentire e gustare chi sei, come ti chiami, qual è la tua identità e ti
farà gioire con il cento per uno che il Signore ha promesso ai suoi servi.
Se non esci da te stesso, l'olio diventa rancido e l'unzione non può essere
feconda. Uscire da sé stessi richiede spogliarsi di sé, comporta povertà.
La gioia sacerdotale è una gioia che ha come sorella la fedeltà. Non tanto
nel senso che saremmo tutti « immacolati » (magari con la grazia di Dio lo
fossimo!) perché siamo peccatori, ma piuttosto nel senso di una sempre
nuova fedeltà all'unica Sposa, la Chiesa. Qui è la chiave della fecondità. I
figli spirituali che il Signore dà ad ogni sacerdote, quelli che ha battezzato,
le famiglie che ha benedetto e aiutato a camminare, i malati che sostiene, i
giovani con cui condivide la catechesi e la formazione, i poveri che soccorre…
sono questa « Sposa » che egli è felice di trattare come prediletta e unica
amata e di esserle sempre nuovamente fedele. È la Chiesa viva, con nome
e cognome, di cui il sacerdote si prende cura nella sua parrocchia o nella
7 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 268.