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Fino a quando sarà presente il rischio di un'offesa, l'armamento degli
Stati si renderà necessario per ragioni di legittima difesa, che è un diritto
da annoverare tra quelli inalienabili degli Stati, essendo anche connesso al
dovere degli stessi Stati di difendere la sicurezza e la pace dei popoli. Tutta-
via, non appare lecito qualsiasi livello di armamento, perché « ogni Stato può
possedere unicamente le armi necessarie per assicurare la propria legittima
difesa ».6 Il mancato rispetto di questo « principio di sufficienza » conduce al
paradosso per cui gli Stati minacciano la vita e la pace dei popoli che inten-
dono difendere e gli armamenti, da garanzia della pace, rischiano di divenire
una tragica preparazione della guerra.
Esiste poi una stretta relazione tra disarmo e sviluppo. Le ingenti risorse
materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti vengono
di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più
poveri e bisognosi di aiuto. E questo va contro quanto afferma la stessa Carta
delle Nazioni Unite, che impegna la comunità internazionale, e gli Stati in
particolare, a « promuovere lo stabilimento ed il mantenimento della pace e
della sicurezza internazionale col minimo dispendio delle risorse umane ed
economiche mondiali per gli armamenti ».7 In effetti, già Paolo VI nel 1964
chiedeva agli Stati di ridurre la spesa militare per gli armamenti, e di creare,
con le risorse cosı̀ risparmiate, un fondo mondiale da destinare a progetti di
sviluppo delle persone e dei popoli più poveri e bisognosi.8 Quel che però si va
registrando è che la produzione e il commercio delle armi sono in continua
crescita e vanno assumendo un ruolo trainante nell'economia mondiale. Vi è
anzi una tendenza alla sovrapposizione dell'economia civile a quella militare,
come dimostra la continua diffusione di beni e conoscenze ad « uso duale », e
cioè dal possibile duplice uso, civile e militare. Questo rischio è grave nei
settori biologico, chimico e nucleare, nei quali i programmi civili non saranno
mai sicuri senza l'abbandono generale e completo dei programmi militari e
ostili. Rinnovo pertanto l'appello affinché gli Stati riducano la spesa militare
per gli armamenti e prendano in seria considerazione l'idea di creare un fondo
mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei popoli.
6 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Il commercio internazionale delle armi,
Città del Vaticano, 1994, p. 13. 7 Art. 26. 8 Cfr Messaggio al mondo affidato ai giornalisti, 4 dicembre 1964.