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Acta Benedicti Pp. XVI 281
Esiste ugualmente una stretta relazione tra lo sviluppo e la pace, in un
duplice senso. Possono infatti esservi guerre scatenate da gravi violazioni dei
diritti umani, dall'ingiustizia e dalla miseria, ma non bisogna trascurare il
rischio di vere e proprie « guerre del benessere », cioè causate dalla volontà di
espandere o conservare il dominio economico a scapito di altri. Il semplice
benessere materiale, senza un coerente sviluppo morale e spirituale, può ac-
cecare talmente l'uomo da spingerlo a uccidere il proprio fratello.9 Oggi, in
maniera ancora più urgente che in passato, è necessaria una decisa opzione
della comunità internazionale a favore della pace. Sul piano economico, biso-
gna adoperarsi affinché l'economia venga orientata al servizio della persona
umana, alla solidarietà e non solo al profitto. Sul piano giuridico, gli Stati
sono chiamati a rinnovare il proprio impegno, in particolare per il rispetto dei
trattati internazionali vigenti sul disarmo e il controllo di tutti i tipi di armi,
come pure per la ratifica e la conseguente entrata in vigore degli strumenti
già adottati, come il Trattato sul divieto generale dei test nucleari, e per il
successo dei negoziati attualmente in corso, come quelli sul divieto delle
munizioni a grappolo, sul commercio di armi convenzionali o sul materiale
fissile. È infine richiesto ogni sforzo contro la proliferazione delle armi leggere
e di piccolo calibro, che alimentano le guerre locali e la violenza urbana, e
uccidono troppe persone ogni giorno in tutto il mondo.
Tuttavia, sarà difficile trovare una soluzione alle diverse questioni di
natura tecnica senza una conversione dell'uomo al bene sul piano culturale,
morale e spirituale. Ogni uomo, in qualsiasi condizione, è chiamato a conver-
tirsi al bene e a ricercare la pace, nel proprio cuore, con il prossimo, nel
mondo. In questo senso resta sempre valido il magistero del beato Papa
Giovanni XXIII, che ha indicato con chiarezza l'obiettivo di un disarmo
integrale affermando: « L'arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effet-
tiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o
quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè
non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in
essi, la psicosi bellica ».10 Al tempo stesso, non bisogna trascurare l'effetto che
gli armamenti producono sullo stato d'animo e sul comportamento dell'uo-
mo. Le armi infatti tendono ad alimentare a loro volta la violenza. Questo
9 Cfr Gc 4,1ss. 10 Lett. enc. Pacem in terris, 61.