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Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-
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Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus
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Acta Benedicti Pp. XVI 357
Quante ferite, quanto dolore nel mondo! Non mancano calamità naturali e
tragedie umane che provocano innumerevoli vittime e ingenti danni mate-
riali. Penso a quanto è avvenuto di recente in Madagascar, nelle Isole Salo-
mone, in America Latina e in altre Regioni del mondo. Penso al flagello della
fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona, ai mille
volti della violenza - talora giustificata in nome della religione - al disprez-
zo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento della per-
sona. Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non poche
regioni dell'Africa: nel Darfur e nei Paesi vicini permane una catastrofica e
purtroppo sottovalutata situazione umanitaria; a Kinshasa, nella Repubblica
Democratica del Congo, gli scontri e i saccheggi delle scorse settimane fanno
temere per il futuro del processo democratico congolese e per la ricostruzione
del Paese; in Somalia la ripresa dei combattimenti allontana la prospettiva
della pace e appesantisce la crisi regionale, specialmente per quanto riguarda
gli spostamenti della popolazione e il traffico di armi; una grave crisi attana-
glia lo Zimbabwe, per la quale i Vescovi del Paese, in un loro recente docu-
mento, hanno indicato come unica via di superamento la preghiera e l'impe-
gno condiviso per il bene comune.
Di riconciliazione e di pace ha bisogno la popolazione di Timor Est, che si
appresta a vivere importanti scadenze elettorali. Di pace hanno bisogno an-
che lo Sri Lanka, dove solo una soluzione negoziata porrà fine al dramma del
conflitto che lo insanguina, e l'Afghanistan, segnato da crescente inquietudi-
ne e instabilità. In Medio Oriente, accanto a segni di speranza nel dialogo fra
Israele e l'Autorità palestinese, nulla di positivo purtroppo viene dall'Iraq,
insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili; in Li-
bano lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese è chia-
mato a svolgere nell'area mediorientale e ne ipoteca gravemente il futuro.
Non posso infine dimenticare le difficoltà che le comunità cristiane affrontano
quotidianamente e l'esodo dei cristiani dalla Terra benedetta che è la culla
della nostra fede. A quelle popolazioni rinnovo con affetto l'espressione della
mia vicinanza spirituale.
Cari fratelli e sorelle, attraverso le piaghe di Cristo risorto possiamo
vedere questi mali che affliggono l'umanità con occhi di speranza. Risor-
gendo, infatti, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma
li ha vinti alla radice con la sovrabbondanza della sua Grazia. Alla prepo-
tenza del Male ha opposto l'onnipotenza del suo Amore. Ci ha lasciato come
via alla pace e alla gioia l'Amore che non teme la morte. « Come io vi ho