ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 315

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale316

 Acta Benedicti Pp. XVI 317

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 Acta Benedicti Pp. XVI 319

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 Acta Benedicti Pp. XVI 321

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 Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-

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 Congregatio de Causis Sanctorum 367

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 Congregatio de Causis Sanctorum 369

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 Congregatio de Causis Sanctorum 371

 Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus

 NEAPOLITANA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 375

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 Congregatio de Causis Sanctorum 377

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 Congregatio de Causis Sanctorum 379

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 Congregatio de Causis Sanctorum 381

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 Congregatio de Causis Sanctorum 383

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 Congregatio de Causis Sanctorum 385

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale386

 Congregatio de Causis Sanctorum 387

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale388

 Congregatio de Causis Sanctorum 389

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 Congregatio de Causis Sanctorum 391

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 Congregatio pro Episcopis 393

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 Congregatio pro Episcopis 395

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 Diarium Romanae Curiae 397

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 Diarium Romanae Curiae 399

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con tutte le debolezze di un essere umano, ma soprattutto era un uomo pieno

di una fede appassionata in Cristo, pieno di amore per Lui. Per il tramite della

sua fede e del suo amore la forza risanatrice di Cristo, la sua forza unificante,

è giunta agli uomini pur frammista a tutta la debolezza di Pietro. Cerchiamo

anche oggi l'ombra di Pietro, per stare nella luce di Cristo!

Nascita e rinascita; famiglia terrena e grande famiglia di Dio - è questo il

grande dono delle molteplici misericordie di Dio, il fondamento sul quale ci

appoggiamo. Proseguendo nel cammino della vita mi venne incontro poi un

dono nuovo ed esigente: la chiamata al ministero sacerdotale. Nella festa dei

santi Pietro e Paolo del 1951, quando noi - c'erano oltre quaranta compagni

- ci trovammo nella cattedrale di Frisinga prostrati sul pavimento e su di

noi furono invocati tutti i santi, la consapevolezza della povertà della mia

esistenza di fronte a questo compito mi pesava. Sı̀, era una consolazione il

fatto che la protezione dei santi di Dio, dei vivi e dei morti, venisse invocata

su di noi. Sapevo che non sarei rimasto solo. E quale fiducia infondevano le

parole di Gesù, che poi durante la liturgia dell'Ordinazione potemmo ascol-

tare dalle labbra del Vescovo: «Non vi chiamo più servi, ma amici ». Ho

potuto farne un'esperienza profonda: Egli, il Signore, non è soltanto Signore,

ma anche amico. Egli ha posto la sua mano su di me e non mi lascerà. Queste

parole venivano allora pronunciate nel contesto del conferimento della facol-

tà di amministrare il Sacramento della riconciliazione e cosı̀, nel nome di

Cristo, di perdonare i peccati. È la stessa cosa che oggi abbiamo ascoltato

nel Vangelo: il Signore alita sui suoi discepoli. Egli concede loro il suo Spirito

- lo Spirito Santo: « A chi rimetterete i peccati saranno rimessi... ». Lo Spirito

di Gesù Cristo è potenza di perdono. È potenza della Divina Misericordia. Dà

la possibilità di iniziare da capo - sempre di nuovo. L'amicizia di Gesù Cristo

è amicizia di Colui che fa di noi persone che perdonano, di Colui che perdona

anche a noi, ci risolleva di continuo dalla nostra debolezza e proprio cosı̀ ci

educa, infonde in noi la consapevolezza del dovere interiore dell'amore, del

dovere di corrispondere alla sua fiducia con la nostra fedeltà.

Nel brano evangelico di oggi abbiamo anche ascoltato il racconto dell'in-

contro dell'apostolo Tommaso col Signore risorto: all'apostolo viene concesso

di toccare le sue ferite e cosı̀ egli lo riconosce - lo riconosce, al di là dell'i-

dentità umana del Gesù di Nazaret, nella sua vera e più profonda identità:

« Mio Signore e mio Dio! ».1 Il Signore ha portato con sé le sue ferite nel-

1 Gv 20, 28.