ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 317

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 Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-

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 Congregatio de Causis Sanctorum 367

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 Congregatio de Causis Sanctorum 369

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 Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus

 NEAPOLITANA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 375

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 Congregatio de Causis Sanctorum 377

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 Congregatio de Causis Sanctorum 379

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 Congregatio de Causis Sanctorum 381

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 Congregatio de Causis Sanctorum 383

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 Congregatio de Causis Sanctorum 385

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 Congregatio de Causis Sanctorum 387

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 Congregatio de Causis Sanctorum 389

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 Congregatio de Causis Sanctorum 391

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 Congregatio pro Episcopis 393

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 Congregatio pro Episcopis 395

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 Diarium Romanae Curiae 399

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dunque a pregare il Padre celeste, a pregare uniti e con insistenza, perché Egli

mandi vocazioni al servizio della Chiesa-comunione.

Raccogliendo l'esperienza pastorale dei secoli passati, il Concilio Vaticano

II ha posto in evidenza l'importanza di educare i futuri presbiteri a un'au-

tentica comunione ecclesiale. Leggiamo in proposito nella Presbyterorum or-

dinis: « Esercitando l'ufficio di Cristo Capo e Pastore per la parte di autorità

che spetta loro, i presbiteri, in nome del Vescovo, riuniscono la famiglia di

Dio come fraternità animata nell'unità, e per mezzo di Cristo la conducono al

Padre nello Spirito Santo ».13 A questa affermazione del Concilio fa eco l'Esor-

tazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, la quale sottolinea che il

sacerdote « è servitore della Chiesa comunione perché - unito al Vescovo e in

stretto rapporto con il presbiterio - costruisce l'unità della comunità eccle-

siale nell'armonia delle diverse vocazioni, carismi e servizi ».14 È indispensa-

bile che all'interno del popolo cristiano ogni ministero e carisma sia orientato

alla piena comunione, ed è compito del Vescovo e dei presbiteri favorirla in

armonia con ogni altra vocazione e servizio ecclesiali. Anche la vita consa-

crata, ad esempio, nel suo proprium è al servizio di questa comunione, come

viene posto in luce nell'Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata

dal mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II: « La vita consacrata ha

sicuramente il merito di aver efficacemente contribuito a tener viva nella

Chiesa l'esigenza della fraternità come confessione della Trinità. Con la co-

stante promozione dell'amore fraterno anche nella forma della vita comune,

essa ha rivelato che la partecipazione alla comunione trinitaria può cambiare

i rapporti umani, creando un nuovo tipo di solidarietà ».15

Al centro di ogni comunità cristiana c'è l'Eucaristia, fonte e culmine della

vita della Chiesa. Chi si pone al servizio del Vangelo, se vive dell'Eucaristia,

avanza nell'amore verso Dio e verso il prossimo e contribuisce cosı̀ a costruire

la Chiesa come comunione. Potremmo affermare che « l'amore eucaristico »

motiva e fonda l'attività vocazionale di tutta la Chiesa, perché, come ho

scritto nell'Enciclica Deus caritas est, le vocazioni al sacerdozio e agli altri

ministeri e servizi fioriscono all'interno del popolo di Dio laddove ci sono

uomini nei quali Cristo traspare attraverso la sua Parola, nei sacramenti e

specialmente nell'Eucaristia. E questo perché « nella liturgia della Chiesa,

nella sua preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimentiamo

13 N. 6. 14 N. 16. 15 N. 41.