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Congregatio pro Episcopis 1333
1334 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Acta Francisci Pp. 1285
fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quel
volto ci guarda. Dio - che è « l'essere di cui non si può pensare il maggio-
re », come diceva sant'Anselmo, o il Deus semper maior di sant'Ignazio di
Loyola - diventa sempre più grande di sé stesso abbassandosi. Se non ci
abbassiamo non potremo vedere il suo volto. Non vedremo nulla della sua
pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato. E quindi non capiremo
nulla dell'umanesimo cristiano e le nostre parole saranno belle, colte, raffi-
nate, ma non saranno parole di fede. Saranno parole che risuonano a vuoto.
Non voglio qui disegnare in astratto un « nuovo umanesimo », una certa
idea dell'uomo, ma presentare con semplicità alcuni tratti dell'umanesi-
mo cristiano che è quello dei « sentimenti di Cristo Gesù ».5 Essi non sono
astratte sensazioni provvisorie dell'animo, ma rappresentano la calda forza
interiore che ci rende capaci di vivere e di prendere decisioni.
Quali sono questi sentimenti? Vorrei oggi presentarvene almeno tre.
Il primo sentimento è l'umiltà. « Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consi-
deri gli altri superiori a sé stesso »,6 dice san Paolo ai Filippesi. Più avanti
l'Apostolo parla del fatto che Gesù non considera un « privilegio » l'essere
come Dio.7 Qui c'è un messaggio preciso. L'ossessione di preservare la pro-
pria gloria, la propria « dignità », la propria influenza non deve far parte
dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio, e questa non
coincide con la nostra. La gloria di Dio che sfolgora nell'umiltà della grot-
ta di Betlemme o nel disonore della croce di Cristo ci sorprende sempre.
Un altro sentimento di Gesù che dà forma all'umanesimo cristiano è
il disinteresse. « Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quel-
lo degli altri »,8 chiede ancora san Paolo. Dunque, più che il disinteresse,
dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L'umanità del cristiano
è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro
cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé stesso, allora non ha più posto
per Dio. Evitiamo, per favore, di « rinchiuderci nelle strutture che ci danno
una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili,
nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli ».9
5 Fil 2, 5. 6 Fil 2, 3. 7 Fil 2, 6. 8 Fil 2, 4. 9 Esort. ap. Evangelii gaudium, 49.