208 DOCUMENTA DIPLOMATICA.

ìuum expositione, quos negotiis hisce inter me et itálicos séquestres gestis attribuit. Tota haec historia nullam aliam videtur basim prae- seferre, quam opusculum haud ita pridem a quodam Isaia presbytero editum, qui cum defuncto Cardinali d'Andrea commercium habebat, et a quodam Aguglia, advocato Siculo, qui Romam petierat ad non- nullas in Neapolitano regno exortas difficultates circa Ordinem Con- stanlinianurn componendas.

Quod si de hominum istorum veritate, deque colloquiorum na- tura, quae cum iis habui, sententia ferri velit, Romanarum Ephe- meridum articulus consulatur, in quo impudentes illorum calumniae mendacii nota singillatim inuslae sunt. Verba tantum documenti, de quo agimus, impraesentiarum proferam. Iamvero in eo legitur, me die 5 Aprilis anni 1861 declarasse, Sanctam Sedem, violen- tiam perpeti semper paratam, numquam cum Italia pactiones to- leratur am; temporalis potestatis quaestionem ad totius catholici or- bis utilitatem suapte natura pertinere; et Sanctam Sedem ex rerum eventu solutionem iuribus ac desideriis suis congruentem exspecta- turam. Quod si> his non obstantibus, documentum aliquod publicum

affine di poter intraprendere, sulle basi indicate, negoziati per la cessazione del potere temporale. Enunziare questi fatti è dimo- strarne T impossibilità. Così pure non seguirò l'autore di questo racconto uffiziale nell'esposizione delle fasi per cui fa passare questi negoziati tra me e gli intermediarii italiani. Tutta questa storia sembra non avere altro fondamento che un opuscolo pub- blicato tempo fa da un certo abbate Isaia, che era in relazione col fu Cardinale D'Andrea, e da un certo Aguglia, avvocato si- ciliano, che erasi recato in Roma per aggiustare alcune difficoltà insorte nel Regno di Napoli circa l'Ordine Costantiniano.

» Se tuttavia si vuole apprezzare la veracità di questi per- sonaggi e la natura dei colloquii che io ebbi con loro, non si ha che a consultare l'articolo del Giornale di Roma, dal quale furono categoricamente smentite le loro impudenti calunnie. Oggi io m'appello semplicemente alle parole stesse del documento di cui mi occupo. Ora questo dice che il 5 Aprile 1861 io dichiarai che la Santa Sede, sempre rassegnata a subire la violenza, non consentirebbe mai a trattare coli1 Italia; che la questione del po-