DOCUMENTA DIPLOMATICA. 235

Haec dum fiebant, praeclarissimi aliquot viri in ipso Urbis hip- podromo, qua hora plures deambulantes affluunt, iniuriis conviciis- que impetebantur : gravissimumque illis damnum obvenisset, nisi in tutum sese recepissent. Prima autem nocte novus quoque fiebat tumultus sub quadam domo, quo plures e praestantioribus romanis familiis iuvenes, ob religiosos ipsorum sensus summumque erga Pon- tificem studium conspicui, solent convenire.

Quod tamen magis angit, maioremque affert admirationem post pulchras sane ac saepius iactatas obsequii et reverentiae erga Pon- tificem promissiones, postque officialium et officiosarum ephemeri- dum de omnimoda Beatissimi Patris personali libertate acclama- tiones, illud est, quod, dum funestissima, quae exposuimus, facta media in Urbe eveniebant, ad Vaticanum quoque, ac sub ipsis Sum- mi Pontificis oculis superioris diei calamitates rursus instauraren- tur. Quamobrem quicumque quavis de causa Palatium ingredie- bantur, vel ab eo exibant, iniuriis obscenisque verbis lacessebantur a quadam hominum congerie ante principem ianuam constituta in- ter italicorum militum ib* commorantium manum.

» Nel frattempo alcuni distinti signori nella via del Corso e neir ora del passeggio erano fatti segno a villanie e contumelie; e danno gravissimo sarebbe loro incolto se non si fossero posti in sicuro. Nelle prime ore poi della sera altra clamorosa dimo- strazione veniva fatta sotto un casino ove adunansi molti giovani delle più ragguardevoli famiglie romane, noti pei loro sentimenti religiosi e per il loro attaccamento al Pontefice.

» Quello però che più affligge e recar deve più meraviglia, dopo le belle e ripetute promesse di rispetto e di riverenza pel Pontefice, e le declamazioni del giornalismo ufficiale ed ufficioso sulla piena libertà del Santo Padre, si è, che, mentre avvenivano le narrate dolorosissime scene nel centro della città, anche al Vaticano e sotto gli stessi suoi occhi si rinnovassero in altro modo i disordini del giorno precedente. Per lo che, ancora una volta, tutti coloro che per qualunque motivo entravano od uscivano dal palazzo erano disturbati dalle parole sconce e dalle villanie di un'accozzaglia di gente postasi innanzi alla porta principale, ed in mezzo ad un picchetto di guardie italiane che quivi stanzia.