suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
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Acta Benedicti Pp. XVI 15
me tuttavia qualcosa della verità che si nasconde nel mistero del Natale. Il
trono di Davide, al quale era promessa una durata eterna, è vuoto. Altri
dominano sulla Terra santa. Giuseppe, il discendente di Davide, è un semplice
artigiano; il palazzo, di fatto, è diventato una capanna. Davide stesso aveva
cominciato da pastore. Quando Samuele lo cercò per l'unzione, sembrava
impossibile e contraddittorio che un simile pastore-ragazzino potesse diven-
tare il portatore della promessa di Israele. Nella stalla di Betlemme, proprio lı̀
dove era stato il punto di partenza, ricomincia la regalità davidica in modo
nuovo - in quel bimbo avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Il
nuovo trono dal quale questo Davide attirerà il mondo a sé sarà la Croce.
Il nuovo trono - la Croce - corrisponde al nuovo inizio nella stalla. Ma
proprio cosı̀ viene costruito il vero palazzo davidico, la vera regalità. Questo
nuovo palazzo è cosı̀ diverso da come gli uomini immaginano un palazzo e il
potere regale. Esso è la comunità di quanti si lasciano attrarre dall'amore di
Cristo e con Lui diventano un corpo solo, un'umanità nuova. Il potere che
proviene dalla Croce, il potere della bontà che si dona - è questa la vera
regalità. La stalla diviene palazzo - proprio a partire da questo inizio, Gesù
edifica la grande nuova comunità, la cui parola-chiave cantano gli Angeli
nell'ora della sua nascita: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra
agli uomini che egli ama » - uomini che depongono la loro volontà nella sua,
diventando cosı̀ uomini di Dio, uomini nuovi, mondo nuovo.
Gregorio di Nissa, nelle sue omelie natalizie ha sviluppato la stessa visione
partendo dal messaggio di Natale nel Vangelo di Giovanni: «Ha posto la sua
tenda in mezzo a noi ».5 Gregorio applica questa parola della tenda alla tenda
del nostro corpo, diventato logoro e debole; esposto dappertutto al dolore ed
alla sofferenza. E la applica all'intero cosmo, lacerato e sfigurato dal peccato.
Che cosa avrebbe detto, se avesse visto le condizioni, in cui si trova oggi la
terra a causa dell'abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza
alcun riguardo? Anselmo di Aosta, in una maniera quasi profetica, ha una
volta descritto in anticipo ciò che noi oggi vediamo in un mondo inquinato e
minacciato per il suo futuro: « Tutto era come morto, aveva perso la sua
dignità, essendo stato fatto per servire a coloro che lodano Dio. Gli elementi
del mondo erano oppressi, avevano perso il loro splendore a causa dell'abuso
di quanti li rendevano servi dei loro idoli, per i quali non erano stati creati ».6
Cosı̀, secondo la visione di Gregorio, la stalla nel messaggio di Natale rappre-
5 Gv 1, 14. 6 PL 158, 955s.