suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 51
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52
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Spirito Santo entra nella nostra vita nella misura in cui gli apriamo il cuore
con il nostro « sı̀ »: più il « sı̀ » è pieno, più è pieno il dono della sua presenza.
Per meglio comprendere, possiamo far riferimento ad una realtà molto sem-
plice: la luce. Se le imposte delle finestre sono ermeticamente chiuse, il sole
pur splendente non può illuminare la casa. Se c'è una piccola fessura, entra
una lama di luce; se si apre un po' di più l'imposta, la stanza comincia a
rischiararsi, ma solo quando tutto è completamente spalancato, i raggi del
sole illuminano e scaldano l'ambiente. Cari amici! Maria viene salutata dal-
l'angelo « piena di grazia », che significa proprio questo: il suo cuore e la sua
vita sono totalmente aperti a Dio e per questo completamente invasi dalla
sua grazia. Vi aiuti Lei a fare di voi stessi un « sı̀ » libero e pieno a Dio, perché
possiate essere rinnovati, anzi trasformati dalla luce e dalla gioia dello Spirito
Santo.
La seconda riflessione, che desidero proporvi, riguarda la recente Encicli-
ca sulla speranza cristiana intitolata, come sapete, Spe salvi, « salvati nella
speranza », parole tratte dalla Lettera di san Paolo ai Romani (8, 24). La
consegno idealmente a voi, cari universitari di Roma, e, attraverso di voi,
a tutto il mondo dell'Università, della scuola, della cultura e dell'educazione.
Il tema della speranza non è forse particolarmente congeniale ai giovani? In
particolare, vi propongo di fare oggetto di riflessione e confronto, anche in
gruppo, quella parte dell'Enciclica in cui tratto della speranza nell'epoca
moderna. Nel secolo XVII l'Europa ha conosciuto un'autentica svolta epo-
cale e da allora si è andata affermando sempre più una mentalità secondo la
quale il progresso umano è solo opera della scienza e della tecnica, mentre alla
fede competerebbe solo la salvezza dell'anima, una salvezza puramente indi-
viduale. Le due grandi idee-forza della modernità, la ragione e la libertà, si
sono come sganciate da Dio per diventare autonome e cooperare alla costru-
zione del « regno dell'uomo », praticamente contrapposto al Regno di Dio.
Ecco allora diffondersi una concezione materialista, alimentata dalla speran-
za che, cambiando le strutture economiche e politiche, si possa dar vita
finalmente ad una società giusta, dove regni la pace, la libertà e l'uguaglian-
za. Questo processo che non è privo di valori e di ragioni storiche contiene
però un errore di fondo: l'uomo, infatti, non è solo il prodotto di determinate
condizioni economiche o sociali; il progresso tecnico non coincide necessaria-
mente con la crescita morale delle persone, anzi, senza principi etici la scien-
za, la tecnica e la politica possono essere usate - come è avvenuto e come