suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
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circa la logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere.
Pur con perplessità e incertezze, egli può giungere a scoprire, almeno nelle sue
linee essenziali, questa legge morale comune che, al di là delle differenze cultu-
rali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più impor-
tanti del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto. È indispensabile risalire a
questa legge fondamentale impegnando in questa ricerca le nostre migliori
energie intellettuali, senza lasciarci scoraggiare da equivoci e fraintendimenti.
Di fatto, valori radicati nella legge naturale sono presenti, anche se in forma
frammentata e non sempre coerente, negli accordi internazionali, nelle forme
di autorità universalmente riconosciute, nei principi del diritto umanitario
recepito nelle legislazioni dei singoli Stati o negli statuti degli Organismi
internazionali. L'umanità non è « senza legge ». È tuttavia urgente proseguire
nel dialogo su questi temi, favorendo il convergere anche delle legislazioni dei
singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti umani fondamentali. La cre-
scita della cultura giuridica nel mondo dipende, tra l'altro, dall'impegno di
sostanziare sempre le norme internazionali di contenuto profondamente uma-
no, cosı̀ da evitare il loro ridursi a procedure facilmente aggirabili per motivi
egoistici o ideologici.
Superamento dei conflitti e disarmo
14. L'umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che
gettano ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in
tensioni crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori
dell'arma nucleare suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile.
Sono ancora in atto molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in
esso non pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia.
Il Medio Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenzano
anche Nazioni e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spirale della
violenza. Su un piano più generale, si deve registrare con rammarico l'au-
mento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti: persino Nazioni
in via di sviluppo destinano una quota importante del loro magro prodotto
interno all'acquisto di armi. In questo funesto commercio le responsabilità
sono molte: vi sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che trag-
gono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oligarchie dominanti in
tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situazione mediante l'acqui-
sto di armi sempre più sofisticate. È veramente necessaria in tempi tanto