Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale368
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale370
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale372
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale374
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale376
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale378
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale380
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale382
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale384
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale386
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale388
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale390
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale392
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale394
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale396
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale398
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale400
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale402
alla grande tradizione della Chiesa contro gli influssi esercitati dalla musica
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale406
Congregatio pro Doctrina Fidei 407
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale408
Congregatio pro Doctrina Fidei 409
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale410
Congregatio pro Doctrina Fidei 411
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale412
Congregatio pro Doctrina Fidei 413
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale414
Congregatio pro Doctrina Fidei 415
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale416
Congregatio pro Doctrina Fidei 417
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale418
Congregatio pro Doctrina Fidei 419
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale420
Congregatio de Causis Sanctorum 421
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale422
Congregatio de Causis Sanctorum 423
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale424
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 425
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale426
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 427
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale388
perché ci ricorda la nostra generazione, che attinge, tramite i nostri genitori
che ci hanno trasmesso la vita, a Dio Creatore. Solo quando riconosce l'amore
originario che gli ha dato la vita, l'uomo può accettare se stesso, può riconci-
liarsi con la natura e con il mondo. Alla creazione di Adamo segue quella di
Eva. La carne, ricevuta da Dio, è chiamata a rendere possibile l'unione di
amore tra l'uomo e la donna e trasmettere la vita. I corpi di Adamo ed Eva
appaiono, prima della Caduta, in perfetta armonia. C'è in essi un linguaggio
che non hanno creato, un eros radicato nella loro natura, che li invita a
riceversi mutuamente dal Creatore, per potersi cosı̀ donare. Comprendiamo
allora che, nell'amore, l'uomo è « ricreato ». Incipit vita nova, diceva Dante,3
la vita della nuova unità dei due in una carne. Il vero fascino della sessualità
nasce dalla grandezza di questo orizzonte che schiude: la bellezza integrale,
l'universo dell'altra persona e del « noi » che nasce nell'unione, la promessa di
comunione che vi si nasconde, la fecondità nuova, il cammino che l'amore
apre verso Dio, fonte dell'amore. L'unione in una sola carne si fa allora
unione di tutta la vita, finché uomo e donna diventano anche un solo spirito.
Si apre cosı̀ un cammino in cui il corpo ci insegna il valore del tempo, della
lenta maturazione nell'amore. In questa luce, la virtù della castità riceve
nuovo senso. Non è un « no » ai piaceri e alla gioia della vita, ma il grande
« sı̀ » all'amore come comunicazione profonda tra le persone, che richiede il
tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza e come amore
che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la vita
nuova che nasce.
È certo che il corpo contiene anche un linguaggio negativo: ci parla di
oppressione dell'altro, del desiderio di possedere e sfruttare. Tuttavia, sap-
piamo che questo linguaggio non appartiene al disegno originario di Dio, ma è
frutto del peccato. Quando lo si stacca dal suo senso filiale, dalla sua connes-
sione con il Creatore, il corpo si ribella contro l'uomo, perde la sua capacità di
far trasparire la comunione e diventa terreno di appropriazione dell'altro.
Non è forse questo il dramma della sessualità, che oggi rimane rinchiusa
nel cerchio ristretto del proprio corpo e nell'emotività, ma che in realtà
può compiersi solo nella chiamata a qualcosa di più grande? A questo riguar-
do Giovanni Paolo II parlava dell'umiltà del corpo. Un personaggio di Clau-
del dice al suo amato: « la promessa che il mio corpo ti fece, io sono incapace di
compiere »; a cui segue la risposta: « il corpo si rompe, ma non la promessa... ».4
3 Vita Nuova I, 1. 4 Le soulier de satin, Giorno III, Scena XIII.