2. Franciscus López-Gasco Fernández-Largo, presbyter. Natus est die IV
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deque futuris usibus concretis, qui oriri forsan possunt in therapeutica arte,
generale quod prohibet quin therapeuticus interventus fiat antequam certo
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avrebbe certo un afflato universale, ma risulterebbe inevitabilmente del tutto
soggettiva, se non addirittura individualistica, per terminare talvolta persino
nell'incomunicabilità.
Ho sottolineato più volte la necessità e l'impegno di un allargamento degli
orizzonti della ragione, ed in questa prospettiva bisogna tornare a compren-
dere anche l'intima connessione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca
della verità e della bontà. Una ragione che volesse spogliarsi della bellezza
risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ragione si ridurreb-
be ad una maschera vuota ed illusoria. Nell'incontro col Clero della Diocesi di
Bressanone, lo scorso 6 agosto, dialogando proprio sul rapporto tra bellezza e
ragione, facevo notare che dobbiamo mirare ad una ragione molto ampliata,
nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. Se
questo impegno è valido per tutti, lo è ancor di più per il credente, per il
discepolo di Cristo, chiamato dal Signore a « rendere ragione » a tutti della
bellezza e della verità della propria fede. Ce lo ricorda il Vangelo di Matteo, in
cui leggiamo l'appello rivolto da Gesù ai suoi discepoli: « Cosı̀ risplenda la
vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e ren-
dano gloria al Padre vostro che è nei cieli ».1 Va notato che nel testo greco si
parla di kalà erga, di opere belle e buone allo stesso tempo, perché la bellezza
delle opere manifesta ed esprime, in una sintesi eccellente, la bontà e la verità
profonda del gesto, come pure la coerenza e la santità di chi lo compie. La
bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo rimanda oltre, ad un'altra
bellezza, verità e bontà che soltanto in Dio hanno la loro perfezione e la loro
sorgente ultima.
La nostra testimonianza, allora, deve nutrirsi di questa bellezza, il nostro
annuncio del Vangelo deve essere percepito nella sua bellezza e novità, e per
questo è necessario saper comunicare con il linguaggio delle immagini e dei
simboli; la nostra missione quotidiana deve diventare eloquente trasparenza
della bellezza dell'amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri con-
temporanei, spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre
propenso ad accogliere una bellezza in piena armonia con la verità e la bontà,
ma pur sempre desiderosi e nostalgici di una bellezza autentica, non superfi-
ciale ed effimera.
Questo è emerso anche durante il recente Sinodo dei Vescovi, convocato
per riflettere sul tema: «La Parola di Dio nella vita e nella missione della
1 Mt 5, 16.