Baixa Grande do Ribeiro, Bertolı́nia, Canavieira, Colônia do Gurguéia, Elizeu
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modo que se despierte en cada bautizado el misionero que lleva dentro de sı́ y
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perché la parola contenuta nella Genesi - « Soggiogate la terra » - avrebbe
portato a quella arroganza nei riguardi del creato di cui noi oggi sperimen-
tiamo le conseguenze. Penso che dobbiamo nuovamente imparare a capire
questa accusa in tutta la sua falsità: fino a quando la terra è stata considerata
creazione di Dio, il compito di « soggiogarla » non è mai stato inteso come un
ordine di renderla schiava, ma piuttosto come compito di essere custodi della
creazione e di svilupparne i doni; di collaborare noi stessi in modo attivo
all'opera di Dio, all'evoluzione che Egli ha posto nel mondo, cosı̀ che i doni
della creazione siano valorizzati e non calpestati e distrutti.
Se osserviamo quello che è nato intorno ai monasteri, come in quei luoghi
siano nati e continuino a nascere piccoli paradisi, oasi della creazione, si rende
evidente che tutte queste cose non sono soltanto parole, ma dove la Parola
del Creatore è stata compresa nella maniera corretta, dove c'è stata vita con il
Creatore redentore, lı̀ ci si è impegnati a salvare la creazione e non a distrug-
gerla. In questo contesto rientra anche il capitolo 8 della Lettera ai Romani,
dove si dice che la creazione soffre e geme per la sottomissione in cui si trova e
che attende la rivelazione dei figli di Dio: si sentirà liberata quando verranno
delle creature, degli uomini che sono figli di Dio e che la tratteranno a partire
da Dio. Io credo che sia proprio questo che noi oggi possiamo constatare come
realtà: il creato geme - lo percepiamo, quasi lo sentiamo - e attende per-
sone umane che lo guardino a partire da Dio. Il consumo brutale della crea-
zione inizia dove non c'è Dio, dove la materia è ormai soltanto materiale per
noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l'insieme è semplicemente
proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della crea-
zione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma ve-
diamo soltanto noi stessi; inizia dove non esiste più alcuna dimensione della
vita al di là della morte, dove in questa vita dobbiamo accaparrarci il tutto e
possedere la vita nella massima intensità possibile, dove dobbiamo possedere
tutto ciò che è possibile possedere.
Io credo, quindi, che istanze vere ed efficienti contro lo spreco e la distru-
zione del creato possono essere realizzate e sviluppate, comprese e vissute
soltanto là, dove la creazione è considerata a partire da Dio; dove la vita è
considerata a partire da Dio e ha dimensioni maggiori - nella responsabilità
davanti a Dio - e un giorno ci sarà donata da Dio in pienezza e mai tolta:
donando la vita, noi la riceviamo.
Cosı̀, credo, dobbiamo tentare con tutti i mezzi che abbiamo di presentare
la fede in pubblico, specialmente là dove riguardo ad essa c'è già sensibilità. E