ACTA BENEDICTI PP. XVI

 Baixa Grande do Ribeiro, Bertolı́nia, Canavieira, Colônia do Gurguéia, Elizeu

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 modo que se despierte en cada bautizado el misionero que lleva dentro de sı́ y

 ACTA CONGREGATIONUM

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 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 647

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anche lo apprezza, quando un sacerdote sta con Dio, quando bada al suo

incarico di essere colui che prega per gli altri: Noi - dicono - non siamo

capaci di pregare tanto, tu devi farlo per me: in fondo, è il tuo mestiere, per

cosı̀ dire, essere quello che prega per noi. Vogliono un sacerdote che onesta-

mente si impegni a vivere con il Signore e poi sia a disposizione degli uomini

- i sofferenti, i moribondi, i bambini, i giovani (queste, direi, sono le priorità)

- ma che poi sappia anche distinguere le cose che altri possono fare meglio di

lui, dando cosı̀ spazio a quei carismi. Penso ai movimenti e a molteplici altre

forme di collaborazione nella parrocchia. Su tutto questo si ragiona insieme

anche nella Diocesi stessa, si creano forme e si promuovono gli interscambi. A

ragione Lei ha detto che in ciò è importante guardare al di là della parrocchia

verso la comunità della diocesi, anzi, verso la comunità della Chiesa univer-

sale, che a sua volta, deve poi rivolgere lo sguardo per vedere cosa succede in

parrocchia e quali conseguenze ne derivano per il singolo sacerdote.

Poi Lei ha toccato ancora un altro punto, molto importante ai miei occhi:

i sacerdoti, anche se magari vivono geograficamente più lontani gli uni dagli

altri, sono una vera comunità di fratelli che devono sostenersi ed aiutarsi a

vicenda. Questa comunione tra i sacerdoti è oggi quanto mai importante.

Proprio per non piombare nell'isolamento, nella solitudine con le sue tristez-

ze, è importante che possiamo incontrarci regolarmente. Sarà compito della

Diocesi stabilire come realizzare al meglio gli incontri tra sacerdoti - oggi c'è

la macchina che facilita gli spostamenti - affinché comunque sperimentiamo

sempre di nuovo lo stare insieme, impariamo l'uno dall'altro, ci correggiamo a

vicenda e vicendevolmente ci aiutiamo, ci rincuoriamo e ci consoliamo, affin-

ché in questa comunione del presbiterio, insieme al Vescovo, possiamo ren-

dere il nostro servizio alla Chiesa locale. Appunto: nessun sacerdote è sacer-

dote da solo, noi siamo presbiterio e solo in questa comunione con il Vescovo

ognuno può rendere il suo servizio. Ora, questa bella comunione, da tutti

riconosciuta sul piano teologico deve poi anche tradursi in pratica, nei modi

determinati dalla Chiesa locale. E deve allargarsi, perché anche nessun Ve-

scovo è Vescovo da solo, ma soltanto Vescovo nel Collegio, nella grande

comunione dei Vescovi. È questa comunione per la quale vogliamo sempre

impegnarci. E penso che questo sia un aspetto particolarmente bello del

cattolicesimo: attraverso il Primato, che non è una monarchia assoluta, ma

un servizio di comunione, possiamo avere la certezza di questa unità, cosı̀ che

in una grande comunità a tante voci, tutti insieme facciamo risuonare la

grande musica della fede in questo mondo.