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davanti a tutti, il re, al contrario, lo prenda inaspettatamente per la mano
e gli restituisca la sua dignità. E vediamo che non solo lo invita a seguirlo
nella sua battaglia, ma che lo pone alla testa dei suoi compagni. Con qua-
le umiltà e lealtà lo servirà questo cavaliere d'ora in avanti! Questo mi fa
pensare all'ultima parte del capitolo 16 di Ezechiele, l'ultima parte.
Sia che si senta come il figlio prodigo festeggiato, sia come il cavaliere
sleale trasformato in superiore, l'importante è che ciascuno si ponga nella
tensione feconda in cui la misericordia del Signore ci colloca: non solamente
di peccatori perdonati, ma di peccatori a cui è conferita dignità. Il Signore
non solamente ci pulisce, ma ci incorona, ci dà dignità.
Simon Pietro ci offre l'immagine ministeriale di questa sana tensione.
Il Signore lo educa e lo forma progressivamente e lo esercita a mante-
nersi così: Simone e Pietro. L'uomo comune, con le sue contraddizioni e
debolezze, e quello che è pietra, quello che possiede le chiavi, quello che
guida gli altri. Quando Andrea lo conduce a Cristo, così com'è, vestito da
pescatore, il Signore gli dà il nome di Pietra. Appena finisce di lodarlo per
la professione di fede che proviene dal Padre, già gli rimprovera duramente
la tentazione di ascoltare la voce dello spirito maligno che gli dice di star
lontano dalla croce. Lo inviterà a camminare sulle acque e lascerà che inco-
minci ad affondare nella sua stessa paura, per poi subito tendergli la mano;
non appena si confessi peccatore gli darà la missione di essere pescatore
di uomini; lo interrogherà ripetutamente sul suo amore, facendogli sentire
dolore e vergogna per la sua slealtà e codardia, ma per tre volte pure gli
affiderà il compito di pascere le sue pecore. Sempre questi due poli.
Dobbiamo situarci qui, nello spazio in cui convivono la nostra miseria più
vergognosa e la nostra dignità più alta. Cosa sentiamo quando la gente ci bacia
la mano e guardiamo la nostra miseria più intima e siamo onorati dal Popolo di
Dio? Lì c'è un'altra situazione per capire questo. Sempre il contrasto. Dobbiamo
situarci qui, nello spazio in cui convivono la nostra miseria più vergognosa e la
nostra dignità più alta. Lo stesso spazio. Sporchi, impuri, meschini, vanitosi -
è peccato di preti, la vanità - egoisti e, nello stesso tempo, con i piedi lavati,
chiamati ed eletti, intenti a distribuire i pani moltiplicati, benedetti dalla nostra
gente, amati e curati. Solo la misericordia rende sopportabile quella posizione.
Senza di essa o ci crediamo giusti come i farisei o ci allontaniamo come quelli
che non si sentono degni. In entrambi i casi ci si indurisce il cuore. O quando
ci sentiamo giusti come i farisei, o quando ci allontaniamo come quelli che non