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che insegna e corregge con pazienza… Il nostro popolo perdona molti difetti
ai preti, salvo quello di essere attaccati al denaro. Il popolo non lo perdona.
E non è tanto per la ricchezza in sé, ma perché il denaro ci fa perdere la
ricchezza della misericordia. Il nostro popolo riconosce « a fiuto » quali peccati
sono gravi per il pastore, quali uccidono il suo ministero perché lo fanno
diventare un funzionario, o peggio un mercenario, e quali invece sono, non
direi peccati secondari - perché non so se teologicamente si può dire questo -,
ma peccati che si possono sopportare, caricare come una croce, finché il
Signore alla fine li purificherà, come farà con la zizzania. Invece ciò che at-
tenta contro la misericordia è una contraddizione principale. Attenta contro il
dinamismo della salvezza, contro Cristo che « si è fatto povero per arricchirci
con la sua povertà ».5 E questo è così perché la misericordia cura « perdendo
qualcosa di sé »: un brandello di cuore rimane con la persona ferita; un tempo
della nostra vita, in cui avevamo voglia di fare qualcosa, lo perdiamo quando
lo regaliamo all'altro, in un'opera di misericordia.
Perciò non è questione che Dio mi usi misericordia in qualche mancanza,
come se nel resto io fossi autosufficiente, o che ogni tanto io compia qualche
atto particolare di misericordia verso un bisognoso. La grazia che chiediamo
in questa preghiera è quella di lasciarci usare misericordia da Dio in tutti
gli aspetti della nostra vita e di essere misericordiosi con gli altri in tutto
il nostro agire. Per noi sacerdoti e vescovi, che lavoriamo con i Sacramen-
ti, battezzando, confessando, celebrando l'Eucaristia…, la misericordia è il
modo di trasformare tutta la vita del popolo di Dio in « sacramento ». Essere
misericordioso non è solo un modo di essere, ma il modo di essere. Non c'è
altra possibilità di essere sacerdote. Il Cura Brochero diceva: « Il sacerdote
che non prova molta compassione dei peccatori è un mezzo sacerdote. Questi
stracci benedetti che porto addosso non sono essi che mi fanno sacerdote;
se non porto nel mio petto la carità, non sono nemmeno cristiano ».
Vedere quello che manca per porre rimedio immediatamente, e meglio
ancora prevederlo, è proprio dello sguardo di un padre. Questo sguardo
sacerdotale - di chi fa le veci del padre nel seno della Chiesa Madre - che
ci porta a vedere le persone nell'ottica della misericordia, è quello che si
deve insegnare a coltivare a partire dal seminario e deve alimentare tutti
i piani pastorali. Desideriamo e chiediamo al Signore uno sguardo che
5 Cfr 2 Cor 8, 9.