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Acta Francisci Pp. 681
tanti preti bravi! Da quelli - ne ho conosciuti - che, quando non c'era la
segreteria telefonica, dormivano con il telefono sul comodino, e nessuno
moriva senza i sacramenti; chiamavano a qualsiasi ora, e loro si alzavano
e andavano. Bravi sacerdoti! E ringrazio il Signore per questa grazia. Tutti
siamo peccatori, ma possiamo dire che ci sono tanti bravi, santi sacerdoti
che lavorano in silenzio e nascosti. A volte c'è uno scandalo, ma noi sap-
piamo che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
E ieri ho ricevuto una lettera, l'ho lasciata lì, con quelle personali. L'ho
aperta prima di venire e credo che sia stato il Signore a suggerirmelo. È di
un parroco in Italia, parroco di tre paesini. Credo che ci farà bene sentire
questa testimonianza di un nostro fratello.
È scritta il 29 maggio, da pochi giorni.
« Perdoni il disturbo. Colgo l'occasione di un amico sacerdote che in
questi giorni si trova a Roma per il Giubileo sacerdotale, per farLe perve-
nire senza alcuna pretesa - da semplice parroco di tre piccoli parrocchie
di montagna, preferisco farmi chiamare 'pastorello' - alcune considerazioni
sul mio semplice servizio pastorale, provocate - La ringrazio di cuore - da
alcune cose che Lei ha detto e che mi chiamano ogni giorno alla conversione.
Sono consapevole di scriverLe nulla di nuovo. Certamente avrà già ascoltato
queste cose. Sento il bisogno di farmi anche io portavoce. Mi ha colpito, mi
colpisce quell'invito che Lei più volte fa a noi pastori di avere l'odore delle
pecore. Sono in montagna e so bene cosa vuol dire. Si diventa preti per
sentire quell'odore, che poi è il vero profumo del gregge. Sarebbe davvero
bello se il contatto quotidiano e la frequentazione assidua del nostro gregge,
motivo vero della nostra chiamata, non fosse sostituito dalle incombenze
amministrative e burocratiche delle parrocchie, della scuola dell'infanzia e
di altro. Ho la fortuna di avere dei bravi e validi laici che seguono dal di
dentro queste cose. Ma c'è sempre quell'incombenza giuridica del parroco,
come unico e solo legale rappresentante. Per cui, alla fine, lui deve sempre
correre dappertutto, relegando a volte la visita agli ammalati, alle famiglie
come ultima cosa, fatta magari velocemente e in qualche modo. Lo dico
in prima persona, a volte è davvero frustrante constatare come nella mia
vita di prete si corra tanto per l'apparato burocratico e amministrativo,
lasciando poi la gente, quel piccolo gregge che mi è stato affidato, quasi
abbandonato a se stesso. Mi creda, Santo Padre, è triste e tante volte mi
viene da piangere per questa carenza. Uno cerca di organizzarsi, ma alla