876 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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930 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
932 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 933
934 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatiopro Gentium Evangelizatione 935
936 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatiopro Gentium Evangelizatione 937
938 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 939
940 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 941
942 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 943
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Acta Francisci Pp. 927
da affrontare, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia
e speranza; essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non
solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care.
Che cosa comporta la creazione di un « mondo migliore »? Questa espres-
sione non allude ingenuamente a concezioni astratte o a realtà irraggiungibi-
li, ma orienta piuttosto alla ricerca di uno sviluppo autentico e integrale, a
operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti, perché trovino
giuste risposte le esigenze delle persone e delle famiglie, perché sia rispet-
tata, custodita e coltivata la creazione che Dio ci ha donato. Il Venerabile
Paolo VI descriveva con queste parole le aspirazioni degli uomini di oggi:
« essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria
sussistenza, la salute, un'occupazione stabile; una partecipazione più piena
alle responsabilità, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni
che offendono la dignità umana; godere di una maggiore istruzione; in una
parola, fare conoscere e avere di più, per essere di più ».2
Il nostro cuore desidera un « di più » che non è semplicemente un cono-
scere di più o un avere di più, ma è soprattutto un essere di più. Non si
può ridurre lo sviluppo alla mera crescita economica, conseguita, spesso,
senza guardare alle persone più deboli e indifese. Il mondo può migliorare
soltanto se l'attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione
della persona è integrale, in tutte le sue dimensioni, inclusa quella spirituale;
se non viene trascurato nessuno, compresi i poveri, i malati, i carcerati, i
bisognosi, i forestieri;3 se si è capaci di passare da una cultura dello scarto
ad una cultura dell'incontro e dell'accoglienza.
Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell'umanità. Si
tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad
abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso de-
siderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più. È
impressionante il numero di persone che migra da un continente all'altro,
così come di coloro che si spostano all'interno dei propri Paesi e delle pro-
prie aree geografiche. I flussi migratori contemporanei costituiscono il più
vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi. In cammino
con migranti e rifugiati, la Chiesa si impegna a comprendere le cause che
2 Lett. enc. Populorum progressio, 26 marzo 1967, 6. 3 Cfr Mt 25, 31-46.