ACTA BENEDICTI PP. XVI

 pensiero, che estendo volentieri a quanti sono collegati mediante la radio e la

 Acta Benedicti Pp. XVI 923

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale924

 Acta Benedicti Pp. XVI 925

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale926

 Acta Benedicti Pp. XVI 927

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale928

 Acta Benedicti Pp. XVI 929

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale930

 Acta Benedicti Pp. XVI 931

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale932

 Acta Benedicti Pp. XVI 933

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale934

 Acta Benedicti Pp. XVI 935

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale936

 Acta Benedicti Pp. XVI 937

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale938

 Acta Benedicti Pp. XVI 939

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale940

 Acta Benedicti Pp. XVI 941

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale942

 Acta Benedicti Pp. XVI 943

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale944

 Acta Benedicti Pp. XVI 945

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale946

 Acta Benedicti Pp. XVI 947

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale948

 Congregatio pro Episcopis 949

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale950

 Diarium Romanae Curiae 951

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale952

 Diarium Romanae Curiae 953

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale954

 Diarium Romanae Curiae 955

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale956

 Diarium Romanae Curiae 957

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale958

 Diarium Romanae Curiae 959

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale960

 Diarium Romanae Curiae 961

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale962

 Diarium Romanae Curiae 963

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale964

 Diarium Romanae Curiae 965

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale966

 Diarium Romanae Curiae 967

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale968

 Diarium Romanae Curiae 969

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale970

 Diarium Romanae Curiae 971

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale972

 Diarium Romanae Curiae 973

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale974

 Diarium Romanae Curiae 975

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale976

 Diarium Romanae Curiae 977

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale978

 Diarium Romanae Curiae 979

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale980

 11 luglio 2007 Al sig. Remeji Francis Kocheekaranveettil (Alleppey) » » » Al sig. Rosario Pennisi (Acireale) » » » Al sig. P.V. John Puthenpurakal (Al

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale982

 Diarium Romanae Curiae 983

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale984

Acta Benedicti Pp. XVI 923

Vangelo 3 fa pensare ai « piccoli », agli ultimi, ma anche a tante persone sem-

plici e rette, che soffrono per le sopraffazioni, si sentono impotenti di fronte al

perdurare del malessere sociale e sono tentate di scoraggiarsi. A costoro Gesù

ripete: osservate questa povera vedova con quale tenacia insiste e alla fine

ottiene ascolto da un giudice disonesto! Come potreste pensare che il vostro

Padre celeste, buono e fedele e potente, il quale desidera solo il bene dei suoi

figli, non vi faccia a suo tempo giustizia? La fede ci assicura che Dio ascolta la

nostra preghiera e ci esaudisce al momento opportuno, anche se l'esperienza

quotidiana sembra smentire questa certezza. In effetti, davanti a certi fatti di

cronaca, o a tanti quotidiani disagi della vita di cui i giornali non parlano

neppure, sale spontaneamente al cuore la supplica dell'antico profeta: « Fino a

quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: "Violenza!" e

non soccorri? ».4 La risposta a questa invocazione accorata è una sola: Dio non

può cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione

inizia con il « grido » dell'anima, che implora perdono e salvezza. La preghiera

cristiana non è pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi è l'opposto

dell'evasione dalla realtà, dell'intimismo consolatorio: è forza di speranza,

massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci

abbandona. La preghiera che Gesù ci ha insegnato, culminata nel Getsemani,

ha il carattere dell'« agonismo » cioè della lotta, perché si schiera decisamente

al fianco del Signore per combattere l'ingiustizia e vincere il male con il bene;

è l'arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza.

Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando cosı̀

che la verità dell'Amore è più forte dell'odio e della morte.

Questo emerge anche dalla prima Lettura, il celebre racconto della batta-

glia tra gli Israeliti e gli Amaleciti.5 A determinare le sorti di quel duro

conflitto fu proprio la preghiera rivolta con fede al vero Dio. Mentre Giosuè

e i suoi uomini affrontavano sul campo gli avversari, Mosè stava sulla cima

della collina con le mani alzate, nella posizione della persona in preghiera.

Queste mani alzate del grande condottiero garantirono la vittoria di Israele.

Dio era con il suo popolo, ne voleva la vittoria, ma condizionava questo suo

intervento alle mani alzate di Mosè. Sembra incredibile, ma è cosı̀: Dio ha

bisogno delle mani alzate del suo servo! Le braccia levate di Mosè fanno

pensare a quelle di Gesù sulla croce: braccia spalancate ed inchiodate con

3 Cfr Lc 18, 1-8. 4 Ab 1, 2. 5 Cfr Es 17, 8-13a.