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quarant'anni ha guidato nel deserto verso la terra promessa. Una volta
stabilito nella terra, il popolo eletto raggiunge una certa autonomia, un
certo benessere, e corre il rischio di dimenticare le tristi vicende del passa-
to, superate grazie all'intervento di Dio e alla sua infinita bontà. Allora le
Scritture esortano a ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel
deserto, nel tempo della carestia e dello sconforto. L'invito è quello di ritor-
nare all'essenziale, all'esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la
sopravvivenza era affidata alla sua mano, perché l'uomo comprendesse che
« non vive soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore ».2
Oltre alla fame fisica l'uomo porta in sé un'altra fame, una fame che
non può essere saziata con il cibo ordinario. È fame di vita, fame di amore,
fame di eternità. E il segno della manna - come tutta l'esperienza dell'e-
sodo - conteneva in sé anche questa dimensione: era figura di un cibo che
soddisfa questa fame profonda che c'è nell'uomo. Gesù ci dona questo cibo,
anzi, è Lui stesso il pane vivo che dà la vita al mondo.3 Il suo Corpo è il
vero cibo sotto la specie del pane; il suo Sangue è la vera bevanda sotto la
specie del vino. Non è un semplice alimento con cui saziare i nostri corpi,
come la manna; il Corpo di Cristo è il pane degli ultimi tempi, capace di
dare vita, e vita eterna, perché la sostanza di questo pane è l'Amore.
Nell'Eucaristia si comunica l'amore del Signore per noi: un amore così
grande che ci nutre con Sé stesso; un amore gratuito, sempre a disposizione
di ogni persona affamata e bisognosa di rigenerare le proprie forze. Vivere
l'esperienza della fede significa lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la
propria esistenza non sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce:
i doni di Dio, la sua Parola e il suo Corpo.
Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo
che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più.
Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con
il potere e l'orgoglio. Ma il cibo che ci nutre veramente e che ci sazia è
soltanto quello che ci dà il Signore! Il cibo che ci offre il Signore è diverso
dagli altri, e forse non ci sembra così gustoso come certe vivande che ci
offre il mondo. Allora sogniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i
quali rimpiangevano la carne e le cipolle che mangiavano in Egitto, ma
dimenticavano che quei pasti li mangiavano alla tavola della schiavitù. Essi,
2 Dt 8, 3. 3 Cfr Gv 6, 51.