Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale314
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale316
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale318
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale320
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale322
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale324
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale326
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale328
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale330
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale332
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale334
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale336
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale338
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale340
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale342
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale344
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale346
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale348
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale350
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale352
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale354
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale356
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale358
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale360
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 361
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale362
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale364
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale334
migliore e più vera dell'uomo, come in una fusione fa emergere la sua forma
interiore, la sua vocazione alla verità e all'amore.
Un Padre della Chiesa, Origene, in una delle sue Omelie su Geremia,
riporta un detto attribuito a Gesù, non contenuto nelle Sacre Scritture ma
forse autentico, che recita cosı̀: « Chi è presso di me è presso il fuoco ».7 In
Cristo, infatti, abita la pienezza di Dio, che nella Bibbia è paragonato al
fuoco. Abbiamo osservato poco fa che la fiamma dello Spirito Santo arde
ma non brucia. E tuttavia essa opera una trasformazione, e perciò deve
consumare qualcosa nell'uomo, le scorie che lo corrompono e lo ostacolano
nelle sue relazioni con Dio e con il prossimo. Questo effetto del fuoco divino
però ci spaventa, abbiamo paura di essere « scottati », preferiremmo rimanere
cosı̀ come siamo. Ciò dipende dal fatto che molte volte la nostra vita è
impostata secondo la logica dell'avere, del possedere e non del donarsi. Molte
persone credono in Dio e ammirano la figura di Gesù Cristo, ma quando viene
chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, allora si tirano indietro, hanno
paura delle esigenze della fede. C'è il timore di dover rinunciare a qualcosa di
bello, a cui siamo attaccati; il timore che seguire Cristo ci privi della libertà,
di certe esperienze, di una parte di noi stessi. Da un lato vogliamo stare con
Gesù, seguirlo da vicino, e dall'altro abbiamo paura delle conseguenze che
ciò comporta.
Cari fratelli e sorelle, abbiamo sempre bisogno di sentirci dire dal Signore
Gesù quello che spesso ripeteva ai suoi amici: «Non abbiate paura ». Come
Simon Pietro e gli altri, dobbiamo lasciare che la sua presenza e la sua grazia
trasformino il nostro cuore, sempre soggetto alle debolezze umane. Dobbiamo
saper riconoscere che perdere qualcosa, anzi, se stessi per il vero Dio, il Dio
dell'amore e della vita, è in realtà guadagnare, ritrovarsi più pienamente. Chi
si affida a Gesù sperimenta già in questa vita la pace e la gioia del cuore, che il
mondo non può dare, e non può nemmeno togliere una volta che Dio ce le ha
donate. Vale dunque la pena di lasciarsi toccare dal fuoco dello Spirito Santo!
Il dolore che ci procura è necessario alla nostra trasformazione. È la realtà
della croce: non per nulla nel linguaggio di Gesù il « fuoco » è soprattutto una
rappresentazione del mistero della croce, senza il quale non esiste cristiane-
simo. Perciò, illuminati e confortati da queste parole di vita, eleviamo la
nostra invocazione: Vieni, Spirito Santo! Accendi in noi il fuoco del tuo
amore! Sappiamo che questa è una preghiera audace, con la quale chiediamo
7 Omelia su Geremia L. I [III].