ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 357

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale358

 Acta Benedicti Pp. XVI 359

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 Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 361

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale362

 Congregatio pro Episcopis 363

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale364

 Diarium Romanae Curiae 365

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale366

 Diarium Romanae Curiae 367

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale368

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale334

migliore e più vera dell'uomo, come in una fusione fa emergere la sua forma

interiore, la sua vocazione alla verità e all'amore.

Un Padre della Chiesa, Origene, in una delle sue Omelie su Geremia,

riporta un detto attribuito a Gesù, non contenuto nelle Sacre Scritture ma

forse autentico, che recita cosı̀: « Chi è presso di me è presso il fuoco ».7 In

Cristo, infatti, abita la pienezza di Dio, che nella Bibbia è paragonato al

fuoco. Abbiamo osservato poco fa che la fiamma dello Spirito Santo arde

ma non brucia. E tuttavia essa opera una trasformazione, e perciò deve

consumare qualcosa nell'uomo, le scorie che lo corrompono e lo ostacolano

nelle sue relazioni con Dio e con il prossimo. Questo effetto del fuoco divino

però ci spaventa, abbiamo paura di essere « scottati », preferiremmo rimanere

cosı̀ come siamo. Ciò dipende dal fatto che molte volte la nostra vita è

impostata secondo la logica dell'avere, del possedere e non del donarsi. Molte

persone credono in Dio e ammirano la figura di Gesù Cristo, ma quando viene

chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, allora si tirano indietro, hanno

paura delle esigenze della fede. C'è il timore di dover rinunciare a qualcosa di

bello, a cui siamo attaccati; il timore che seguire Cristo ci privi della libertà,

di certe esperienze, di una parte di noi stessi. Da un lato vogliamo stare con

Gesù, seguirlo da vicino, e dall'altro abbiamo paura delle conseguenze che

ciò comporta.

Cari fratelli e sorelle, abbiamo sempre bisogno di sentirci dire dal Signore

Gesù quello che spesso ripeteva ai suoi amici: «Non abbiate paura ». Come

Simon Pietro e gli altri, dobbiamo lasciare che la sua presenza e la sua grazia

trasformino il nostro cuore, sempre soggetto alle debolezze umane. Dobbiamo

saper riconoscere che perdere qualcosa, anzi, se stessi per il vero Dio, il Dio

dell'amore e della vita, è in realtà guadagnare, ritrovarsi più pienamente. Chi

si affida a Gesù sperimenta già in questa vita la pace e la gioia del cuore, che il

mondo non può dare, e non può nemmeno togliere una volta che Dio ce le ha

donate. Vale dunque la pena di lasciarsi toccare dal fuoco dello Spirito Santo!

Il dolore che ci procura è necessario alla nostra trasformazione. È la realtà

della croce: non per nulla nel linguaggio di Gesù il « fuoco » è soprattutto una

rappresentazione del mistero della croce, senza il quale non esiste cristiane-

simo. Perciò, illuminati e confortati da queste parole di vita, eleviamo la

nostra invocazione: Vieni, Spirito Santo! Accendi in noi il fuoco del tuo

amore! Sappiamo che questa è una preghiera audace, con la quale chiediamo

7 Omelia su Geremia L. I [III].