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Acta Benedicti Pp. XVI 271
un'urgenza che non ammette assenze o inerzie. Il termine « ora » ripetuto più
volte dice che questo momento non può essere lasciato sfuggire, esso viene
offerto a noi come un'occasione unica e irripetibile. E lo sguardo dell'Apostolo
si concentra sulla condivisione con cui Cristo ha voluto caratterizzare la sua
esistenza, assumendo tutto l'umano fino a farsi carico dello stesso peccato
degli uomini. La frase di san Paolo è molto forte: Dio « lo fece peccato in
nostro favore ». Gesù, l'innocente, il Santo, « Colui che non aveva conosciuto
peccato »,9 si fa carico del peso del peccato condividendone con l'umanità
l'esito della morte, e della morte di croce. La riconciliazione che ci viene
offerta ha avuto un prezzo altissimo, quello della croce innalzata sul Golgota,
su cui è stato appeso il Figlio di Dio fatto uomo. In questa immersione di Dio
nella sofferenza umana e nell'abisso del male sta la radice della nostra giu-
stificazione. Il « ritornare a Dio con tutto il cuore » nel nostro cammino qua-
resimale passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce
al Calvario, al dono totale di sé. È un cammino in cui imparare ogni giorno ad
uscire sempre più dal nostro egoismo e dalle nostre chiusure, per fare spazio a
Dio che apre e trasforma il cuore. E san Paolo ricorda come l'annuncio della
Croce risuoni a noi grazie alla predicazione della Parola, di cui l'Apostolo
stesso è ambasciatore; un richiamo per noi affinché questo cammino quare-
simale sia caratterizzato da un ascolto più attento e assiduo della Parola di
Dio, luce che illumina i nostri passi.
Nella pagina del Vangelo di Matteo, che appartiene al cosiddetto Discorso
della montagna, Gesù fa riferimento a tre pratiche fondamentali previste
dalla Legge mosaica: l'elemosina, la preghiera e il digiuno; sono anche indi-
cazioni tradizionali nel cammino quaresimale per rispondere all'invito di « ri-
tornare a Dio con tutto il cuore ». Ma Gesù sottolinea come sia la qualità e la
verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l'autenticità di ogni gesto reli-
gioso. Per questo Egli denuncia l'ipocrisia religiosa, il comportamento che
vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l'applauso e l'approvazione. Il
vero discepolo non serve se stesso o il « pubblico », ma il suo Signore, nella
semplicità e nella generosità: « E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricom-
penserà ».10 La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto
meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del
giusto è Dio stesso, l'essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al
9 2 Cor 5, 21. 10 Mt 6, 4. 6. 18.