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sto clima e dalla temperie culturale che ne consegue, espressa, ad esempio, da
fenomeni apparentemente contraddittori, come la spettacolarizzazione della
vita intima e personale e la chiusura individualistica e narcisistica sui propri
bisogni ed interessi. Anche la dimensione religiosa, l'esperienza di fede e
l'appartenenza alla Chiesa sono spesso vissute in una prospettiva privatistica
ed emotiva.
Non mancano, però, fenomeni decisamente positivi. Gli slanci generosi e
coraggiosi di tanti giovani volontari che dedicano ai fratelli più bisognosi le
loro migliori energie; le esperienze di fede sincera e profonda di tanti ragazzi e
ragazze che con gioia testimoniano la loro appartenenza alla Chiesa; gli sforzi
compiuti per costruire, in tante parti del mondo, società capaci di rispettare
la libertà e la dignità di tutti, cominciando dai più piccoli e deboli. Tutto
questo ci conforta e ci aiuta a tracciare un quadro più preciso ed obiettivo
delle culture giovanili. Non ci si può, dunque, accontentare di leggere i feno-
meni culturali giovanili secondo paradigmi consolidati, ma divenuti ormai dei
luoghi comuni, o di analizzarli con metodi non più utili, partendo da categorie
culturali superate e non adeguate.
Ci troviamo, in definitiva, di fronte ad una realtà quanto mai complessa
ma anche affascinante, che va compresa in maniera approfondita e amata con
grande spirito di empatia, una realtà di cui bisogna saper cogliere con atten-
zione le linee di fondo e gli sviluppi. Guardando, ad esempio, i giovani di tanti
Paesi del cosiddetto « Terzo mondo », ci rendiamo conto che essi rappresenta-
no, con le loro culture e con i loro bisogni, una sfida alla società del consumi-
smo globalizzato, alla cultura dei privilegi consolidati, di cui beneficia una
ristretta cerchia della popolazione del mondo occidentale. Le culture giova-
nili, di conseguenza, diventano « emergenti » anche nel senso che manifestano
un bisogno profondo, una richiesta di aiuto o addirittura una « provocazione »,
che non può essere ignorata o trascurata, sia dalla società civile sia dalla
Comunità ecclesiale. Più volte ho manifestato, ad esempio, la preoccupazione
mia e di tutta la Chiesa per la cosiddetta « emergenza educativa », a cui vanno
sicuramente affiancate altre « emergenze », che toccano le diverse dimensioni
della persona e le sue relazioni fondamentali e a cui non si può rispondere in
modo evasivo e banale. Penso, ad esempio, alla crescente difficoltà nel campo
del lavoro o alla fatica di essere fedeli nel tempo alle responsabilità assunte.
Ne deriverebbe, per il futuro del mondo e di tutta l'umanità, un impoveri-
mento non solo economico e sociale ma soprattutto umano e spirituale: se i
giovani non sperassero e non progredissero più, se non inserissero nelle dina-