Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale314
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale316
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale318
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale320
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale322
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale324
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale326
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale328
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale330
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale332
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale334
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale336
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale338
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale340
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale342
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale344
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale346
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale348
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale350
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale352
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale354
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale356
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale358
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale360
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 361
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale362
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale364
Acta Benedicti Pp. XVI 353
sono lieto di salutarvi in occasione del Convegno di studio promosso dalla
Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice. Saluto il Cardinale Attilio Ni-
cora, Mons. Claudio Maria Celli e gli altri Presuli e Sacerdoti presenti. Un
particolare pensiero al Presidente, Dottor Domingo Sugranyes Bickel, che
ringrazio per le cortesi parole, e a voi, cari Consiglieri e Soci della Fondazione,
che avete voluto rendermi visita con i vostri familiari.
Ho apprezzato che il vostro incontro ponga al centro della riflessione la
relazione tra « sviluppo, progresso, bene comune ». In effetti, oggi più che mai,
la famiglia umana può crescere come società libera di popoli liberi quando la
globalizzazione viene guidata dalla solidarietà e dal bene comune, come pure
dalla relativa giustizia sociale, che trovano nel messaggio di Cristo e della
Chiesa una sorgente preziosa. La crisi e le difficoltà di cui al presente soffrono
le relazioni internazionali, gli Stati, la società e l'economia, infatti, sono in
larga misura dovute alla carenza di fiducia e di un'adeguata ispirazione so-
lidaristica creativa e dinamica orientata al bene comune, che porti a rapporti
autenticamente umani di amicizia, di solidarietà e di reciprocità anche « den-
tro » l'attività economica. Il bene comune è la finalità che dà senso al pro-
gresso e allo sviluppo, i quali diversamente si limiterebbero alla sola produ-
zione di beni materiali; essi sono necessari, ma senza l'orientamento al bene
comune finiscono per prevalere consumismo, spreco, povertà e squilibri; fat-
tori negativi per il progresso e lo sviluppo.
Come rilevavo nell'enciclica Caritas in veritate, uno dei maggiori rischi nel
mondo attuale è quello che « all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i
popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze,
dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano ».1
Una tale interazione, ad esempio, appare essere troppo debole presso quei
governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei
confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di go-
verno della finanza. La politica deve avere il primato sulla finanza e l'etica
deve orientare ogni attività.
Senza il punto di riferimento rappresentato dal bene comune universale
non si può dire che esista un vero ethos mondiale e la corrispettiva volontà di
viverlo, con adeguate istituzioni. È allora decisivo che siano identificati quei
beni a cui tutti i popoli debbono accedere in vista del loro compimento
umano. E questo non in qualsiasi maniera, ma in una maniera ordinata ed
1 N. 9.