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Acta Benedicti Pp. XVI 279
precisa, tecnica, questo « estendere le mani », per la crocifissione. San Pietro
sapeva che la sua fine sarebbe stato il martirio, sarebbe stata la croce. E cosı̀,
sarà nella completa sequela di Cristo. Quindi, andando a Roma certamente è
andato anche al martirio: in Babilonia lo aspettava il martirio. Quindi, il
primato ha questo contenuto della universalità, ma anche un contenuto
martirologico. Dall'inizio, Roma è anche luogo del martirio. Andando a
Roma, Pietro accetta di nuovo questa parola del Signore: va verso la Croce,
e ci invita ad accettare anche noi l'aspetto martirologico del cristianesimo,
che può avere forme molto diverse. E la croce può avere forme molto diverse,
ma nessuno può essere cristiano senza seguire il Crocifisso, senza accettare
anche il momento martirologico.
Dopo queste parole sul mittente, una breve parola anche sulle persone alle
quali è scritto. Ho già detto che san Pietro definisce quelli ai quali scrive con
le parole « eklektois parepidemois », « agli eletti che sono stranieri dispersi ».11
Abbiamo di nuovo questo paradosso di gloria e croce: eletti, ma dispersi e
stranieri. Eletti: questo era il titolo di gloria di Israele: noi siamo gli eletti, Dio
ha eletto questo piccolo popolo non perché noi siamo grandi - dice il Deu-
teronomio- ma perché lui ci ama.12 Siamo eletti: questo, adesso san Pietro lo
trasferisce a tutti i battezzati, e il contenuto proprio dei primi capitoli della
sua Prima Lettera è che i battezzati entrano nei privilegi di Israele, sono il
nuovo Israele. Eletti: mi sembra valga la pena di riflettere su questa parola.
Siamo eletti. Dio ci ha conosciuto da sempre, prima della nostra nascita, del
nostro concepimento; Dio mi ha voluto come cristiano, come cattolico, mi ha
voluto come sacerdote. Dio ha pensato a me, ha cercato me tra milioni, tra
tanti, ha visto me e mi ha eletto, non per i miei meriti che non c'erano, ma per
la sua bontà; ha voluto che io sia portatore della sua elezione, che è anche
sempre missione, soprattutto missione, e responsabilità per gli altri. Eletti:
dobbiamo essere grati e gioiosi per questo fatto. Dio ha pensato a me, ha
eletto me come cattolico, me come portatore del suo Vangelo, come sacerdote.
Mi sembra che valga la pena di riflettere diverse volte su questo, e rientrare di
nuovo in questo fatto della sua elezione: mi ha eletto, mi ha voluto; adesso
io rispondo.
Forse oggi siamo tentati di dire: non vogliamo essere gioiosi di essere
eletti, sarebbe trionfalismo. Trionfalismo sarebbe se noi pensassimo che Dio
mi ha eletto perché io sono cosı̀ grande. Questo sarebbe realmente trionfali-
11 Cfr 1 Pt 1, 1. 12 Cfr 7, 7-8.