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della terra. Nel Nuovo Testamento, questa parola diventa parola per noi: noi
siamo eredi, non di un determinato Paese, ma della terra di Dio, del futuro di
Dio. Eredità è una cosa del futuro, e cosı̀ questa parola dice soprattutto che
da cristiani abbiamo il futuro: il futuro è nostro, il futuro è di Dio. E cosı̀,
essendo cristiani, sappiamo che nostro è il futuro e l'albero della Chiesa non è
un albero morente, ma l'albero che cresce sempre di nuovo. Quindi, abbiamo
motivo di non lasciarci impressionare - come ha detto Papa Giovanni - dai
profeti di sventura, che dicono: « la Chiesa, bene, è un albero venuto dal grano
di senape, cresciuto in due millenni, adesso ha il tempo dietro di sé, adesso è il
tempo in cui muore ». No. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre. Il
futuro è nostro. Naturalmente, c'è un falso ottimismo e un falso pessimismo.
Un falso pessimismo che dice: il tempo del cristianesimo è finito. No: comincia
di nuovo! Il falso ottimismo era quello dopo il Concilio, quando i conventi
chiudevano, i seminari chiudevano, e dicevano: ma ... niente, va tutto bene ...
No! Non va tutto bene. Ci sono anche cadute gravi, pericolose, e dobbiamo
riconoscere con sano realismo che cosı̀ non va, non va dove si fanno cose
sbagliate. Ma anche essere sicuri, allo stesso tempo, che se qua e là la Chiesa
muore a causa dei peccati degli uomini, a causa della loro non credenza, nello
stesso tempo, nasce di nuovo. Il futuro è realmente di Dio: questa è la grande
certezza della nostra vita, il grande, vero ottimismo che sappiamo. La Chiesa
è l'albero di Dio che vive in eterno e porta in sé l'eternità e la vera eredità:
la vita eterna.
E, infine, custoditi dalla fede. Il testo del Nuovo Testamento, della Lettera
di San Pietro, usa qui una parola rara, phrouroumenoi, che vuol dire: ci sono « i
vigili », e la fede è come « il vigile » che custodisce l'integrità del mio essere,
della mia fede. Questa parola interpreta soprattutto i « vigili » delle porte di
una città, dove essi stanno e custodiscono la città, affinché non sia invasa da
poteri di distruzione. Cosı̀ la fede è « vigile » del mio essere, della mia vita,
della mia eredità. Dobbiamo essere grati per questa vigilanza della fede che ci
protegge, ci aiuta, ci guida, ci dà la sicurezza: Dio non mi lascia cadere dalle
sue mani. Custoditi dalla fede: cosı̀ concludo. Parlando della fede devo sempre
pensare a quella donna malata, che, in mezzo alla folla, trova accesso a Gesù,
lo tocca per essere guarita, ed è guarita. Il Signore dice: « Chi mi ha toccato? ».
Gli dicono: «Ma Signore, tutti ti toccano, come puoi chiedere: chi mi ha
toccato? ».14 Ma il Signore sa: c'è un modo di toccarlo, superficiale, esteriore,
14 Cfr Mt 9, 20-22.