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Ma solo dopo il Concilio è stato messo in luce un elemento che si trova un
po' nascosto, anche nel Concilio stesso, e cioè: il nesso tra Popolo di Dio e
Corpo di Cristo, è proprio la comunione con Cristo nell'unione eucaristica. Qui
diventiamo Corpo di Cristo; cioè la relazione tra Popolo di Dio e Corpo di
Cristo crea una nuova realtà: la comunione. E dopo il Concilio è stato sco-
perto, direi, come il Concilio, in realtà, abbia trovato, abbia guidato a questo
concetto: la comunione come concetto centrale. Direi che, filologicamente, nel
Concilio esso non è ancora totalmente maturo, ma è frutto del Concilio che il
concetto di comunione sia diventato sempre più l'espressione dell'essenza
della Chiesa, comunione nelle diverse dimensioni: comunione con il Dio Tri-
nitario - che è Egli stesso comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo -,
comunione sacramentale, comunione concreta nell'episcopato e nella vita
della Chiesa.
Ancora più conflittuale era il problema della Rivelazione. Qui si trattava
della relazione tra Scrittura e Tradizione, e qui erano interessati soprattutto
gli esegeti per una maggiore libertà; essi si sentivano un po' - diciamo - in
una situazione di inferiorità nei confronti dei protestanti, che facevano le
grandi scoperte, mentre i cattolici si sentivano un po' « handicappati » dalla
necessità di sottomettersi al Magistero. Qui, quindi, era in gioco una lotta
anche molto concreta: quale libertà hanno gli esegeti? Come si legge bene la
Scrittura? Che cosa vuol dire Tradizione? Era una battaglia pluridimensio-
nale che adesso non posso mostrare, ma importante è che certamente la
Scrittura è la Parola di Dio e la Chiesa sta sotto la Scrittura, obbedisce alla
Parola di Dio, e non sta al di sopra della Scrittura. E tuttavia, la Scrittura è
Scrittura soltanto perché c'è la Chiesa viva, il suo soggetto vivo; senza il
soggetto vivo della Chiesa, la Scrittura è solo un libro e apre, si apre a diverse
interpretazioni e non dà un'ultima chiarezza.
Qui, la battaglia - come ho detto - era difficile, e fu decisivo un inter-
vento di Papa Paolo VI. Questo intervento mostra tutta la delicatezza del
padre, la sua responsabilità per l'andamento del Concilio, ma anche il suo
grande rispetto per il Concilio. Era nata l'idea che la Scrittura è completa, vi
si trova tutto; quindi non si ha bisogno della Tradizione, e perciò il Magistero
non ha niente da dire. Allora, il Papa ha trasmesso al Concilio mi sembra 14
formule di una frase da inserire nel testo sulla Rivelazione e ci dava, dava ai
Padri, la libertà di scegliere una delle 14 formule, ma disse: una deve essere
scelta, per rendere completo il testo. Io mi ricordo, più o meno, della formula
«non omnis certitudo de veritatibus fidei potest sumi ex Sacra Scriptura », cioè la