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suo popolo. È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale
della liberazione dall'Egitto e segno della speranza nella liberazione definiti-
va. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il
posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce. Sa che, nei doni
misteriosi del pane e del vino, si donerà per sempre ai suoi, aprirà loro la porta
verso una nuova via di liberazione, verso la comunione con il Dio vivente. È
in cammino verso l'altezza della Croce, verso il momento dell'amore che si
dona. Il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l'altezza di Dio stesso, alla
quale Egli vuole sollevare l'essere umano.
La nostra processione odierna vuole quindi essere l'immagine di qualcosa
di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c'incamminiamo
per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che
si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita. Ma come possiamo noi tenere il
passo in questa salita? Non oltrepassa forse le nostre forze? Sı̀, è al di sopra
delle nostre proprie possibilità. Da sempre gli uomini sono stati ricolmi - e
oggi lo sono quanto mai - del desiderio di « essere come Dio », di raggiungere
essi stessi l'altezza di Dio. In tutte le invenzioni dello spirito umano si cerca,
in ultima analisi, di ottenere delle ali, per potersi elevare all'altezza dell'Es-
sere, per diventare indipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio. Tante cose
l'umanità ha potuto realizzare: siamo in grado di volare. Possiamo vederci,
ascoltarci e parlarci da un capo all'altro del mondo. E tuttavia, la forza di
gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è
cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si
pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono
rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e con-
tinuano ad affliggere l'umanità.
I Padri hanno detto che l'uomo sta nel punto d'intersezione tra due campi
di gravitazione. C'è anzitutto la forza di gravità che tira in basso - verso
l'egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci
allontana dall'altezza di Dio. Dall'altro lato c'è la forza di gravità dell'amore
di Dio: l'essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso
l'alto. L'uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto
dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di
lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci
eleva, ci dona la vera libertà.
Dopo la liturgia della Parola, all'inizio della Preghiera eucaristica durante
la quale il Signore entra in mezzo a noi, la Chiesa ci rivolge l'invito: «Sursum