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Acta Benedicti Pp. XVI 313
corda - in alto i cuori! » Secondo la concezione biblica e nella visione dei
Padri, il cuore è quel centro dell'uomo in cui si uniscono l'intelletto, la vo-
lontà e il sentimento, il corpo e l'anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa
corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si
uniscono nella conoscenza di Dio e nell'amore per Lui. Questo « cuore » deve
essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per
sollevare il nostro cuore fino all'altezza di Dio. Non ne siamo in grado. Pro-
prio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da
Dio. Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla
Croce. Egli è disceso fin nell'estrema bassezza dell'esistenza umana, per ti-
rarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente. Egli è diventato umile, dice oggi
la seconda lettura. Soltanto cosı̀ la nostra superbia poteva essere superata:
l'umiltà di Dio è la forma estrema del suo amore, e questo amore umile attrae
verso l'alto.
Il Salmo processionale 24, che la Chiesa ci propone come « canto di ascesa »
per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla
nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani
innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio.
Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del pro-
gresso dell'umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti - se le
nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca
della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal
suo amore. Tutti questi elementi dell'ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà
riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l'alto; se abbandoniamo la
superbia di volere noi stessi farci Dio. Abbiamo bisogno di Lui: Egli ci tira
verso l'alto, nell'essere sorretti dalle sue mani - cioè nella fede - ci dà il
giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo biso-
gno dell'umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del
suo amore.
La questione di come l'uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente
se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l'umanità. È
stata discussa appassionatamente dai filosofi platonici del terzo e quarto
secolo. La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione,
mediante i quali l'uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed
ascendere all'altezza del suo vero essere, all'altezza della divinità. Sant'Ago-
stino, nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato soste-
gno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non