Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale138
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale140
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale142
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale144
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale148
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale152
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale154
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale156
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale158
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale160
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale162
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Congregatio de Causis Sanctorum 181
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale182
Congregatio de Causis Sanctorum 183
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Acta Benedicti Pp. XVI 145
vicino alle persone sofferenti, conosce l'angoscia e le lacrime, ma anche il
miracolo della gioia, frutto dell'amore.
La maternità della Chiesa è riflesso dell'amore premuroso di Dio, di cui
parla il profeta Isaia: « Come una madre consola un figlio, / cosı̀ io vi conso-
lerò; / a Gerusalemme sarete consolati ».4 Una maternità che parla senza
parole, che suscita nei cuori la consolazione, una gioia intima, una gioia che
paradossalmente convive con il dolore, con la sofferenza. La Chiesa, come
Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell'uomo e la consolazione di Dio, li
tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia. Attraverso i secoli, la Chiesa
mostra i segni dell'amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle
persone umili e semplici. La sofferenza accettata e offerta, la condivisione
sincera e gratuita, non sono forse miracoli dell'amore? Il coraggio di affron-
tare il male disarmati - come Giuditta -, con la sola forza della fede e della
speranza nel Signore, non è un miracolo che la grazia di Dio suscita conti-
nuamente in tante persone che spendono tempo ed energie per aiutare chi
soffre? Per tutto questo noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferen-
za, anzi, la comprende. In questo modo i malati e tutti i sofferenti sono nella
Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e so-
prattutto protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza, testimo-
ni dei prodigi dell'amore, della gioia pasquale che fiorisce dalla Croce e dalla
Risurrezione di Cristo.
Nel brano della Lettera di Giacomo, appena proclamato, l'Apostolo invita
ad attendere con costanza la venuta ormai prossima del Signore e, in tale
contesto, rivolge una particolare esortazione riguardante i malati. Questa
collocazione è molto interessante, perché rispecchia l'azione di Gesù, che
guarendo i malati mostrava la vicinanza del Regno di Dio. La malattia è
vista nella prospettiva degli ultimi tempi, con il realismo della speranza
tipicamente cristiano. « Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti
inni di lode ».5 Sembra di sentire parole simili di san Paolo, quando invita a
vivere ogni cosa in relazione alla radicale novità di Cristo, alla sua morte e
risurrezione.6 « Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed
essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la pre-
ghiera fatta con fede salverà il malato ».7 Qui è evidente il prolungamento di
4 Is 66, 13. 5 Gc 5, 13. 6 Cfr. 1 Cor 7, 29-31. 7 Gc 5, 14-15.