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ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiria-
moli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della
fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la
barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia
e l'egoismo.
È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo
sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risve-
gliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà
e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i
privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta
queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come
suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da man-
giare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere
i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti.
E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dub-
biosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti,
perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare
Dio per i vivi e per i morti.
Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse sare-
mo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi
ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo
avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25, 31-45).
Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che
fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati
capaci di vincere l'ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto
i bambini privati dell'aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà;
se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci
offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza;
se avremo avuto pazienza sull'esempio di Dio che è tanto paziente con
noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli
e sorelle. In ognuno di questi « più piccoli » è presente Cristo stesso. La sua
carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato,
denutrito, in fuga … per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con
cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: « Alla sera
della vita, saremo giudicati sull'amore ».12
12 Parole di luce e di amore, 57.