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dobbiamo arrivare fino a questa radicalità dell'amore, che Cristo ci ha mo-
strato e donato, ma anche qui la vera novità non è quanto facciamo noi, la
vera novità è quanto ha fatto Lui: il Signore ci ha dato se stesso, e il Signore
ci ha donato la vera novità di essere membri suoi nel suo corpo, di essere rami
della vite che è Lui. Quindi, la novità è il dono, il grande dono, e dal dono,
dalla novità del dono, segue anche, come ho detto, il nuovo agire.
San Tommaso d'Aquino lo dice in modo molto preciso quando scrive: « La
nuova legge è la grazia dello Spirito Santo ».1 La nuova legge non è un altro
comando più difficile degli altri: la nuova legge è un dono, la nuova legge è la
presenza dello Spirito Santo datoci nel Sacramento del Battesimo, nella Cre-
sima, e datoci ogni giorno nella Santissima Eucaristia. I Padri qui hanno
distinto « sacramentum » ed « exemplum ». « Sacramentum » è il dono del nuovo
essere, e questo dono diventa anche esempio per il nostro agire, ma il « sa-
cramentum » precede, e noi viviamo dal sacramento. Qui vediamo la centralità
del sacramento, che è centralità del dono.
Procediamo nella nostra riflessione. Il Signore dice: « Non vi chiamo più
servi, il servo non sa quello che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici perché
tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi ». Non più servi, che
obbediscono al comando, ma amici che conoscono, che sono uniti nella stessa
volontà, nello stesso amore. La novità quindi è che Dio si è fatto conoscere,
che Dio si è mostrato, che Dio non è più il Dio ignoto, cercato, ma non
trovato o solo indovinato da lontano. Dio si è fatto vedere: nel volto di Cristo
vediamo Dio, Dio si è fatto « conosciuto », e cosı̀ ci ha fatto amici. Pensiamo
come nella storia dell'umanità, in tutte le religioni arcaiche, si sa che c'è un
Dio. Questa è una conoscenza immersa nel cuore dell'uomo, che Dio è uno, gli
dèi non sono « il » Dio. Ma questo Dio rimane molto lontano, sembra che non si
faccia conoscere, non si faccia amare, non è amico, ma è lontano. Perciò le
religioni si occupano poco di questo Dio, la vita concreta si occupa degli
spiriti, delle realtà concrete che incontriamo ogni giorno e con le quali dob-
biamo fare i calcoli quotidianamente. Dio rimane lontano.
Poi vediamo il grande movimento della filosofia: pensiamo a Platone,
Aristotele, che iniziano a intuire come questo Dio è l'agathòn, la bontà stessa,
è l'eros che muove il mondo, e tuttavia questo rimane un pensiero umano, è
un'idea di Dio che si avvicina alla verità, ma è un'idea nostra e Dio rimane il
Dio nascosto.
1 Summa theologiae, I-IIae, q. 106, a. 1.