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Vangelo. Confermo oggi quanto ci disse Paolo VI alla nostra trentaduesima
Congregazione generale e che io stesso ho ascoltato con le mie orecchie:
« Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei croce-
via delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le
esigenze brucianti dell'uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono
stati e vi sono i gesuiti ».9 Sono parole profetiche del futuro beato Paolo VI.
Nel 1814, al momento della ricostituzione, i gesuiti erano un piccolo
gregge, una « minima Compagnia », che però si sapeva investito, dopo la
prova della croce, della grande missione di portare la luce del Vangelo fino
ai confini della terra. Così dobbiamo sentirci noi oggi, dunque: in uscita, in
missione. L'identità del gesuita è quella di un uomo che adora Dio solo e
ama e serve i suoi fratelli, mostrando attraverso l'esempio non solo in che
cosa crede, ma anche in che cosa spera e chi è Colui nel quale ha posto la
sua fiducia.10 Il gesuita vuole essere un compagno di Gesù, uno che ha gli
stessi sentimenti di Gesù.
La bolla di Pio VII che ricostituiva la Compagnia fu firmata il 7 agosto
1814 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il nostro santo padre
Ignazio celebrò la sua prima Eucaristia nella notte di Natale del 1538. Maria,
nostra Signora, Madre della Compagnia, sarà commossa dai nostri sforzi
per essere al servizio del suo Figlio. Lei ci custodisca e ci protegga sempre.
9 Insegnamenti XII (1974), 1181. 10 Cfr 2 Tm 1, 12.