ACTA APOSTOLICAE SEDIS

 744 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 745

 746 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 747

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 Acta Francisci Pp. 749

 750 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 751

 752 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 753

 754 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 755

 756 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 757

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 Acta Francisci Pp. 759

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 Acta Francisci Pp. 763

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 Acta Francisci Pp. 765

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 Acta Francisci Pp. 767

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 Acta Congregationum 799

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 Acta Congregationum 801

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 Diarium Romanae Curiae 813

 814 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale

Acta Francisci Pp. 755

questo è bello - ha vissuto il conflitto fino in fondo, senza ridurlo: ha vis-

suto l'umiliazione con Cristo umiliato, ha ubbidito. Non ci si salva mai dal

conflitto con la furbizia e con gli stratagemmi per resistere. Nella confusione

e davanti all'umiliazione la Compagnia ha preferito vivere il discernimento

della volontà di Dio, senza cercare un modo per uscire dal conflitto in modo

apparentemente tranquillo. O almeno elegante: non lo ha fatto.

Non è mai l'apparente tranquillità ad appagare il nostro cuore, ma la

vera pace che è dono di Dio. Non si deve mai cercare il « compromesso »

facile né si devono praticare facili « irenismi ». Solo il discernimento ci salva

dal vero sradicamento, dalla vera « soppressione » del cuore, che è l'egoismo,

la mondanità, la perdita del nostro orizzonte, della nostra speranza, che

è Gesù, che è solo Gesù. E così il p. Ricci e la Compagnia in fase di sop-

pressione ha privilegiato la storia rispetto a una possibile « storiella » grigia,

sapendo che è l'amore a giudicare la storia, e che la speranza - anche nel

buio - è più grande delle nostre attese.

Il discernimento deve essere fatto con intenzione retta, con occhio sem-

plice. Per questo il p. Ricci giunge, proprio in questa occasione di confusione

e di smarrimento, a parlare dei peccati dei gesuiti. Sembra fare pubblicità

al contrario! Non si difende sentendosi vittima della storia, ma si riconosce

peccatore. Guardare a se stessi riconoscendosi peccatori evita di porsi nella

condizione di considerarsi vittime davanti a un carnefice. Riconoscersi pec-

catori, riconoscersi davvero peccatori, significa mettersi nell'atteggiamento

giusto per ricevere la consolazione.

Possiamo ripercorrere brevemente questo cammino di discernimento e

di servizio che il padre Generale indicò alla Compagnia. Quando nel 1759

i decreti di Pombal distrussero le province portoghesi della Compagnia, il

p. Ricci visse il conflitto non lamentandosi e lasciandosi andare alla deso-

lazione, ma invitando alla preghiera per chiedere lo spirito buono, il vero

spirito soprannaturale della vocazione, la perfetta docilità alla grazia di Dio.

Quando nel 1761 la tempesta avanzava in Francia, il padre Generale chiese

di porre tutta la fiducia in Dio. Voleva che si approfittasse delle prove subite

per una maggiore purificazione interiore: esse ci conducono a Dio e possono

servire per la sua maggior gloria; poi raccomanda la preghiera, la santità

della vita, l'umiltà e lo spirito di obbedienza. Nel 1767, dopo l'espulsione

dei gesuiti spagnoli, ancora continua a invitare alla preghiera. E infine, il

21 febbraio 1773, appena sei mesi prima della firma del Breve Dominus ac