Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale138
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Congregatio de Causis Sanctorum 181
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Congregatio de Causis Sanctorum 183
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Congregatio de Causis Sanctorum 185
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anche il paganesimo è in cammino verso Cristo, rende, in un certo modo,
presente la luce di Cristo.
Nel canone romano, dopo la Consacrazione, abbiamo la preghiera supra
quae, che menziona alcune prefigurazioni di Cristo, del suo sacerdozio e del
suo sacrificio: Abele, il primo martire, con il suo agnello; Abramo, che sa-
crifica nell'intenzione il figlio Isacco, sostituito dall'agnello dato da Dio; e
Melchisedek, Sommo Sacerdote del Dio Altissimo, che porta pane e vino.
Questo vuol dire che Cristo è la novità assoluta di Dio e, nello stesso tempo, è
presente in tutta la storia, attraverso la storia, e la storia va incontro a
Cristo. E non solo la storia del popolo eletto, che è la vera preparazione
voluta da Dio, nella quale si rivela il mistero di Cristo, ma anche dal paga-
nesimo si prepara il mistero di Cristo, vi sono vie verso Cristo, il quale porta
tutto in sé.
Questo mi sembra importante nella celebrazione dell'Eucaristia: qui è
raccolta tutta la preghiera umana, tutto il desiderio umano, tutta la vera
devozione umana, la vera ricerca di Dio, che si trova finalmente realizzata in
Cristo. Infine va detto che adesso è aperto il cielo, il culto non è più enigma-
tico, in segni relativi, ma è vero, perché il cielo è aperto e non si offre qual-
cosa, ma l'uomo diventa uno con Dio e questo è il vero culto. Cosı̀ dice la
Lettera agli Ebrei: « il nostro sacerdote sta alla destra del trono, del santuario,
della vera tenda, che il Signore Dio stesso ha costruito ».15
Ritorniamo al punto che Melchisedek è Re di Salem. Tutta la tradizione
davidica si è richiamata a questo, dicendo: « Qui è il luogo, Gerusalemme
è il luogo del vero culto, la concentrazione del culto a Gerusalemme viene
già dai tempi abramici, Gerusalemme è il vero luogo della venerazione giusta
di Dio ».
Facciamo un nuovo passo: la vera Gerusalemme, il Salem di Dio, è il
Corpo di Cristo, l'Eucaristia è la pace di Dio con l'uomo. Sappiamo che san
Giovanni, nel Prologo, chiama l'umanità di Gesù « la tenda di Dio », eskenosen
en hemin.16 Qui Dio stesso ha creato la sua tenda nel mondo e questa tenda,
questa nuova, vera Gerusalemme è, nello stesso tempo sulla terra e in cielo,
perché questo Sacramento, questo sacrificio si realizza sempre tra di noi e
arriva sempre fino al trono della Grazia, alla presenza di Dio. Qui è la vera
Gerusalemme, al medesimo tempo, celeste e terrestre, la tenda, che è il Corpo
di Dio, che come Corpo risorto rimane sempre Corpo e abbraccia l'umanità e,
15 Cfr. 8, 1-2. 16 Gv 1, 14.