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conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi
anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli ».7 Con queste parole, egli invita
i discepoli ad entrare nella stessa logica di Gesù che, in tutta la sua esistenza,
ha compiuto la volontà del Padre fino al dono supremo di sé sulla croce. Si
manifesta qui la misericordia di Dio in tutta la sua pienezza; amore miseri-
cordioso che ha sconfitto le tenebre del male, del peccato e della morte.
L'immagine di Gesù che nell'Ultima Cena si alza da tavola, depone le vesti,
prende un asciugamano, se lo cinge ai fianchi e si china a lavare i piedi agli
Apostoli, esprime il senso del servizio e del dono manifestati nell'intera sua
esistenza, in obbedienza alla volontà del Padre.8 Alla sequela di Gesù, ogni
chiamato alla vita di speciale consacrazione deve sforzarsi di testimoniare il
dono totale di sé a Dio. Da qui scaturisce la capacità di darsi poi a coloro che
la Provvidenza gli affida nel ministero pastorale, con dedizione piena, con-
tinua e fedele, e con la gioia di farsi compagno di viaggio di tanti fratelli,
affinché si aprano all'incontro con Cristo e la sua Parola divenga luce per il
loro cammino. La storia di ogni vocazione si intreccia quasi sempre con la
testimonianza di un sacerdote che vive con gioia il dono di se stesso ai
fratelli per il Regno dei Cieli. Questo perché la vicinanza e la parola di un
prete sono capaci di far sorgere interrogativi e di condurre a decisioni anche
definitive.9
Infine, un terzo aspetto che non può non caratterizzare il sacerdote e la
persona consacrata è il vivere la comunione. Gesù ha indicato come segno
distintivo di chi vuol essere suo discepolo la profonda comunione nell'amore:
« Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per
gli altri ».10 In modo particolare, il sacerdote dev'essere uomo di comunione,
aperto a tutti, capace di far camminare unito l'intero gregge che la bontà del
Signore gli ha affidato, aiutando a superare divisioni, a ricucire strappi, ad
appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare le offese. Nel luglio 2005,
incontrando il Clero di Aosta, ebbi a dire che se i giovani vedono sacerdoti
isolati e tristi, non si sentono certo incoraggiati a seguirne l'esempio. Essi
restano dubbiosi se sono condotti a considerare che questo è il futuro di un
prete. È importante invece realizzare la comunione di vita, che mostri loro la
bellezza dell'essere sacerdote. Allora, il giovane dirà: « questo può essere un
7 1 Gv 3, 16. 8 Cfr. Gv 13, 3-15. 9 Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinod. Pastores dabo vobis, 39.
10 Gv 13, 35.