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(...) Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa
condotta terrena e radica quella buona in me e in loro » ( ibid., LXXXIII).
Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo
armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta
di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto
lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze
hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito
le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di
molti può diventare seme di giustizia e di pace.
Per noi cristiani, questo sia soprattutto un tempo forte di preghiera,
affinché il sangue versato, per la forza redentrice del sacrificio di Cristo,
operi il prodigio della piena unità tra i suoi discepoli. In particolare rinsaldi
i legami di fraterna amicizia che già uniscono la Chiesa Cattolica e la Chiesa
Armena Apostolica. La testimonianza di tanti fratelli e sorelle che, inermi,
hanno sacrificato la vita per la loro fede, accomuna le diverse confessioni:
è l'ecumenismo del sangue, che condusse san Giovanni Paolo II a celebrare
insieme, durante il Giubileo del 2000, tutti i martiri del XX secolo. Anche
la celebrazione di oggi si colloca in questo contesto spirituale ed ecclesia-
le. A questo evento partecipano rappresentanze delle nostre due Chiese e
si uniscono spiritualmente numerosi fedeli sparsi nel mondo, in un segno
che riflette sulla terra la comunione perfetta che esiste tra gli spiriti beati
del cielo. Con animo fraterno, assicuro la mia vicinanza in occasione della
cerimonia di canonizzazione dei martiri della Chiesa Armena Apostolica,
che avrà luogo il 23 aprile prossimo nella Cattedrale di Etchmiadzin, e alle
commemorazioni che si terranno ad Antelias in luglio.
Affido alla Madre di Dio queste intenzioni con le parole di san Gregorio
di Narek:
« O purezza delle Vergini, corifea dei beati,
Madre dell'edificio incrollabile della Chiesa,
Genitrice del Verbo immacolato di Dio, (…)
rifugiandoci sotto le ali sconfinate di difesa della tua intercessione,
innalziamo le nostre mani verso di te,
e con indubitata speranza crediamo di essere salvati » ( Panegirico alla Vergine).
Dal Vaticano, 12 aprile 2015
FRANCISCUS PP.