alla Chiesa, fedeltà che avete manifestato « a volte anche a prezzo di gravi
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cogeretur sicut et, nervis oculariis praesertim a dextera parte laborans, fa-
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis
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Acta Benedicti Pp. XVI 565
Anche la dichiarata finalità dei suddetti organismi di attuare « i principi di
indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione democratica della
Chiesa »,36 è inconciliabile con la dottrina cattolica, che fin dagli antichi Sim-
boli di fede professa la Chiesa « una, santa, cattolica e apostolica ».
Alla luce dei principi suesposti, i Pastori e i fedeli laici ricorderanno che la
predicazione del Vangelo, la catechesi e l'opera caritativa, l'azione liturgica e
cultuale, nonché tutte le scelte pastorali, competono unicamente ai Vescovi
insieme con i loro sacerdoti nella continuità permanente della fede, trasmessa
dagli Apostoli nelle Sacre Scritture e nella Tradizione, e perciò non possono
essere soggette a nessuna interferenza esterna.
Attesa tale difficile situazione, non pochi membri della comunità cattolica
si domandano se il riconoscimento da parte delle Autorità civili - necessario
per operare pubblicamente - comprometta in qualche modo la comunione
con la Chiesa universale. So bene che questa problematica inquieta doloro-
samente il cuore dei Pastori e dei fedeli. Al riguardo ritengo, in primo luogo,
che la doverosa e strenua salvaguardia del deposito della fede e della comu-
nione sacramentale e gerarchica non si opponga, di per sé, al dialogo con le
Autorità circa quegli aspetti della vita della comunità ecclesiale che ricadono
nell'ambito civile. Non si vedono poi particolari difficoltà per l'accettazione
del riconoscimento concesso dalle Autorità civili, a condizione che esso non
comporti la negazione di principi irrinunciabili della fede e della comunione
ecclesiastica. In non pochi casi concreti, però, se non quasi sempre, nella
procedura di riconoscimento intervengono organismi che obbligano le persone
coinvolte ad assumere atteggiamenti, a porre gesti e a prendere impegni che
sono contrari ai dettami della loro coscienza di cattolici. Comprendo, perciò,
come in tali varie condizioni e circostanze sia difficile determinare la scelta
corretta da fare. Per questo motivo la Santa Sede, dopo avere riaffermato i
principi, lascia la decisione al singolo Vescovo che, sentito il suo presbiterio, è
meglio in grado di conoscere la situazione locale, di soppesare le concrete
possibilità di scelta e di valutare le eventuali conseguenze all'interno della
comunità diocesana. Potrebbe darsi che la decisione finale non incontri il
consenso di tutti i sacerdoti e i fedeli. Mi auguro, tuttavia, che essa venga
accolta, anche se con sofferenza, e che si mantenga l'unità della comunità
diocesana col proprio Pastore.
36 Statuti dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (Chinese Catholic Patriotic Associa-
tion, CCPA), 2004, art. 3.