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ratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, esponendo
alla povertà milioni di uomini e donne; penso alla prostituzione che ogni
giorno miete vittime innocenti, soprattutto tra i più giovani rubando loro il
futuro; penso all'abominio del traffico di esseri umani, ai reati e agli abusi
contro i minori, alla schiavitù che ancora diffonde il suo orrore in tante
parti del mondo, alla tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si
specula indegnamente nell'illegalità. Scrisse al riguardo Giovanni XXIII:
« Una convivenza fondata soltanto su rapporti di forza non è umana. In essa
infatti è inevitabile che le persone siano coartate o compresse, invece di
essere facilitate e stimolate a sviluppare e perfezionare se stesse ».29 L'uo-
mo, però, si può convertire e non bisogna mai disperare della possibilità
di cambiare vita. Desidererei che questo fosse un messaggio di fiducia per
tutti, anche per coloro che hanno commesso crimini efferati, poiché Dio
non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva .30
Nel contesto ampio della socialità umana, guardando al delitto e alla
pena, viene anche da pensare alle condizioni inumane di tante carceri,
dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato
nella sua dignità di uomo, soffocato anche in ogni volontà ed espressione
di riscatto. La Chiesa fa molto in tutti questi ambiti, il più delle volte nel
silenzio. Esorto ed incoraggio a fare sempre di più, nella speranza che tali
azioni messe in campo da tanti uomini e donne coraggiosi possano essere
sempre più sostenute lealmente e onestamente anche dai poteri civili.
La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura
9. La famiglia umana ha ricevuto dal Creatore un dono in comune: la
natura. La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo
sulla liceità degli interventi sulla natura per trarne beneficio, a patto di
agire responsabilmente, cioè riconoscendone quella « grammatica » che è
in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti,
rispettando la bellezza, la finalità e l'utilità dei singoli esseri viventi e la
loro funzione nell'ecosistema. Insomma, la natura è a nostra disposizione,
e noi siamo chiamati ad amministrarla responsabilmente. Invece, siamo
spesso guidati dall'avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del
manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo,
29 Lett. enc. Pacem in terris (11 aprile 1963), 17: AAS 55 (1963), 265. 30 Cfr Ez 18, 23.