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è colui che in sé riconcilia tutti gli uomini. Egli è la pace, poiché dei due
popoli ne ha fatto uno solo, abbattendo il muro di separazione che li di-
videva, ovvero l'inimicizia. Egli ha creato in se stesso un solo popolo, un
solo uomo nuovo, una sola nuova umanità.13
Chi accetta la vita di Cristo e vive in Lui, riconosce Dio come Padre
e a Lui dona totalmente se stesso, amandolo sopra ogni cosa. L'uomo ri-
conciliato vede in Dio il Padre di tutti e, per conseguenza, è sollecitato
a vivere una fraternità aperta a tutti. In Cristo, l'altro è accolto e amato
come figlio o figlia di Dio, come fratello o sorella, non come un estraneo,
tantomeno come un antagonista o addirittura un nemico. Nella famiglia di
Dio, dove tutti sono figli di uno stesso Padre, e perché innestati in Cristo,
figli nel Figlio, non vi sono « vite di scarto ». Tutti godono di un'eguale ed
intangibile dignità. Tutti sono amati da Dio, tutti sono stati riscattati dal
sangue di Cristo, morto in croce e risorto per ognuno. È questa la ragione
per cui non si può rimanere indifferenti davanti alla sorte dei fratelli.
La fraternità, fondamento e via per la pace
4. Ciò premesso, è facile comprendere che la fraternità è fondamento e
via per la pace. Le Encicliche sociali dei miei Predecessori offrono un valido
aiuto in tal senso. Sarebbe sufficiente rifarsi alle definizioni di pace della
Populorum progressio di Paolo VI o della Sollicitudo rei socialis di Giovanni
Paolo II. Dalla prima ricaviamo che lo sviluppo integrale dei popoli è il
nuovo nome della pace.14 Dalla seconda, che la pace è opus solidaritatis.15
Paolo VI afferma che non soltanto le persone, ma anche le Nazioni
debbono incontrarsi in uno spirito di fraternità. E spiega: « In questa com-
prensione e amicizia vicendevoli, in questa comunione sacra noi dobbiamo
[…] lavorare assieme per edificare l'avvenire comune dell'umanità ».16 Questo
dovere riguarda in primo luogo i più favoriti. I loro obblighi sono radicati
nella fraternità umana e soprannaturale e si presentano sotto un triplice
aspetto: il dovere di solidarietà, che esige che le Nazioni ricche aiutino
quelle meno progredite; il dovere di giustizia sociale, che richiede il ricom-
ponimento in termini più corretti delle relazioni difettose tra popoli forti e
13 Cfr 2, 14-16. 14 Cfr PAolo VI, Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 87: AAS 59 (1967), 299 15 Cfr GIoVAnnI PAolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 39: AAS 80 (1988),
566-568. 16 Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 43: AAS 59 (1967), 278-279.