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Acta Benedicti Pp. XVI 301
Vangelo di san Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel
momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all'alba del giorno dopo il sabato, e
la Sindone di Torino ci offre l'immagine di com'era il suo corpo disteso nella
tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e
mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.
Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in
un'antica Omelia: « Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio,
grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme ... Dio è
morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi ».2 Nel Credo,
noi professiamo che Gesù Cristo « fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morı̀ e
fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte ».
Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraver-
sato il secolo scorso, l'umanità è diventata particolarmente sensibile al mi-
stero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità
dell'uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un
vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell'Otto-
cento, Nietzsche scriveva: «Dio è morto! E noi l'abbiamo ucciso! ». Questa
celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione
cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamen-
te conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag,
Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggio-
re un Sabato Santo: l'oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si
interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi
abbiamo a che fare con questa oscurità.
E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto
opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo
mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento
« fotografico », dotato di un « positivo » e di un « negativo ». E in effetti è
proprio cosı̀: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno
più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la « terra
di nessuno » tra la morte e la risurrezione, ma in questa « terra di nessuno » è
entrato Uno, l'Unico, che l'ha attraversata con i segni della sua Passione per
l'uomo: «Passio Christi. Passio hominis ». E la Sindone ci parla esattamente di
quel momento, sta a testimoniare precisamente quell'intervallo unico e irri-
petibile nella storia dell'umanità e dell'universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha
2 Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439.