Tigiuanaënsem, Leonensem, Tulancingensem et Tuxtlensem dioeceses ad gra-
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l'Occidente e il Nord del mondo. Emergeva l'esigenza di elaborare un nuovo
ordine mondiale politico ed economico, ma al tempo stesso e soprattutto
spirituale e culturale, cioè un rinnovato umanesimo. Con crescente evidenza
si imponeva questa constatazione. Un nuovo ordine mondiale economico e
politico non funziona se non c'è un rinnovamento spirituale, se non possiamo
avvicinarci di nuovo a Dio e trovare Dio in mezzo a noi. Già prima del
Concilio Vaticano II, coscienze illuminate di pensatori cristiani avevano in-
tuito ed affrontato questa sfida epocale. Ebbene, all'inizio del terzo millennio
ci troviamo nel vivo di questa fase della storia umana, che è stata ormai
tematizzata intorno alla parola « globalizzazione ». D'altra parte, oggi ci ac-
corgiamo di quanto sia facile perdere di vista i termini di questa stessa sfida,
proprio perché si è coinvolti in essa: un rischio fortemente rafforzato dall'im-
mensa espansione dei mass media, i quali, se da una parte moltiplicano inde-
finitamente le informazioni, dall'altra sembrano indebolire le nostre capacità
di una sintesi critica. La solennità odierna può offrirci questa prospettiva, a
partire dalla manifestazione di un Dio che si è rivelato nella storia come luce
del mondo, per guidare e introdurre finalmente l'umanità nella terra promes-
sa, dove regnano libertà, giustizia e pace. E vediamo sempre più che non
possiamo da noi soli promuovere la giustizia e la pace, se non ci si manifesta
la luce di un Dio che ci mostra il suo volto, che ci appare nella mangiatoia di
Betlemme, che ci appare sulla Croce.
Chi sono dunque i «Magi » di oggi, e a che punto sta il loro « viaggio » e il
nostro « viaggio »? Torniamo, cari fratelli e sorelle, a quel momento di speciale
grazia che fu la conclusione del Concilio Vaticano II, l'8 dicembre 1965,
quando i Padri conciliari indirizzarono all'umanità intera alcuni «Messaggi ».
Il primo era rivolto «Ai Governanti », il secondo «Agli uomini di pensiero e di
scienza ». Sono due categorie di persone che in qualche modo possiamo veder
raffigurate nelle figure evangeliche dei Magi. Ne vorrei poi aggiungere una
terza, alla quale il Concilio non indirizzò un messaggio, ma che fu ben pre-
sente alla sua attenzione nella Dichiarazione conciliare Nostra aetate. Mi rife-
risco alle guide spirituali delle grandi religioni non cristiane. A distanza di
duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di
prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell'umanesimo moderno:
la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L'Epifania ce lo
mostra in stato di « pellegrinaggio », cioè in un movimento di ricerca, spesso
un po' confusa, che, in definitiva, ha il suo punto d'arrivo in Cristo, anche se